Scambiatevi un segno di pace. Basta poco, una stretta di mano, neppure tanto sincera. È un rito, un’abitudine, una convinzione, magari perfino una fede. È come andare in piazza con una bandiera arcobaleno, tutti insieme, in una giornata di sole. Pace, pace, pace, perché la guerra è brutta e solo un cuore arido persevera nell’orrore. La pace è un affare semplice. C’è il solito cattivo che porta zizzania nel mondo e migliaia di cortei santi e giusti che non riescono a fermarlo. Il cattivo non cambia idea. Tu gridi «go home» e quello non se ne va. È una storia più vecchia di te. Non importa che per fare la pace bisogna essere in due. Alla fine bisogna fidarsi. È questo il senso di stringersi la mano: guarda, non stringo un coltello. Lo puoi vedere, lo puoi toccare. La mano destra è vuota e resta il sospetto per i mancini. Questo perlomeno vale per chi sta a Ovest; in altre latitudini, nelle terre dei deserti, ci si saluta da lontano alzando entrambe le mani. Il significato non cambia. Mi avvicino a te senza nascondere nulla. È il colpo inatteso che ti frega, perché puoi anche colorare l’orizzonte arcobaleno, ma se ti sorprendono alle spalle non basta un segno. L’altro è un’insidia e l’unica cosa saggia che ti resta è fare pace con te stesso. È zen. Filosofia troppo umana per gli Stati e per le masse. Allora resta il problema che la pace non è a senso unico.
Ecco, quelli che vanno in piazza per la pace hanno da sempre un occhio morto. Il 7 ottobre dormivano. Non li hai visti strapparsi le vesti per i morti israeliani. Non gridavano contro Hamas. Neppure il giorno dopo e il 9, il 10 e ancora, fino a ieri, fino a l’altro ieri. La pace vale solo per gli ebrei, la guerra degli altri è santa. Questo però è il Medio Oriente, dove ogni ragione è ingarbugliata, perlomeno da quando i patti di Lawrence d’Arabia sono stati sotterrati dalle dichiarazioni del conte, e ministro degli Esteri britannico, Arthur James Balfour. Era il 1917 e la terra promessa si è parecchio affollata. Pace, pace, pace.
Non le hai viste, le bandiere arcobaleno, neppure quando Putin ha deciso di prendersi l’Ucraina con una guerra lampo di una settimana. Non c’è riuscito e sta ancora lì, a promettere la pace sulla pelle degli altri. Che ci vuole a fermare la morte? Basta smetterla di dare armi a Kiev. La sottomissione in fondo è un segno di pace. La colpa sul Dnepr è di chi resiste.
A pensarci bene la bella e brava gente di sinistra, pacifisti sbilenchi, non si vede mai quando il colore li importuna. Budapest, Praga, Tienanmen c’è sempre una scusa per indignarsi sottovoce. Le marce giustamente si facevano tutte per la salvezza del Vietnam. E così sia. Questa però è tutta roba dell’altro secolo. È che poi non li hai visti neppure l’11 settembre, e era il 2001. Se ti arrivano gli angeli della morte contro le due torri di New York qualche motivo ci sarà. Non è che si dirottano due aerei per noia. Era in nome di Dio. La pace in questi casi è una bestemmia.
Non si sono più di tanto indignati per gli attentati in Europa, tranne che essere per un giorno tutti Charlie Hebdo. Poi Nizza, Londra, Madrid in qualche modo se la sono cercata. È la pace di Pasqua dei conigli in una conigliera. A chi tocca ci mette il sangue. Non li hai visti sbraitare contro i missili di compleanno, coreani e transoceanici, di Kim Jong-un. Non li tocca la dittatura comunista, confuciana e capitalista di Xi Jinping. I cinesi sono così tanti che mica puoi pretendere che ognuno sia libero. I numeri fanno la differenza. Non hai sentito una mezza protesta per Hong Kong o per il futuro di Taiwan.
Non li ha visti neppure alzare un sopracciglio per i diritti Lgbtq e tutto quello che viene dopo, calpestati, insieme al resto, durante i mondiali in Qatar. Era il 2022 e la forza dei petrodollari ha assopito ogni indignazione. L’alibi era già pronto. Il Qatar, e l’intero mondo arabo, è così tutti i giorni, mica solo quando va in mondovisione. La libertà è coerenza.
Una volta ci hai sperato davvero. Una piazza per Mahsa e tutte le martiri senza velo. Non c’è stata neppure una mimosa. È la pace degli ayatollah.
Allora, pacifisti di tutto il mondo, scambiatevi questo segno di pace, l’importante che sia nemico dell’Occidente.