Il procuratore generale di Cassazione ha affidato l’inchiesta sui pandori Balocco alla procura di Milano, dirimendo la disputa con quella di Cuneo per la competenza territoriale. Ma sono in tutto 5 le inchieste aperte, tre presso la procura lombarda e due presso quella piemontese, che procedono autonomamente rispetto a quella sui pandori. E mentre Chiara Ferragni continua a far finita di nulla e tenta di convincere i suoi follower che tutto va bene, i giudici delineano un quadro molto complicato per la sua posizione.
La procura di Milano ha aperto fascicoli che vedono l’influencer indagata per truffa aggravata da minorata difesa per i casi dei pandori Balocco, delle uova di Pasqua Dolci Preziosi e della bambola Trudi. Per le prime due, è stato iscritto nel registro degli indagati con le stesse accuse anche Fabio Maria Damato, manager fidatissimo di Ferragni. La procura di Cuneo, invece, si sta concentrando, per ora senza ipotesi di reato e indagati, sulla campagna promossa con Oreo durante la pandemia Covid e sulle donazioni all’associazione Soleterre per il reparto pediatrico dell’ospedale San Matteo di Pavia.
Le indagini della procura lombarda sono a un livello più avanzato rispetto a quelle di Cuneo ed è prevedibile che con la determinazione di competenza territoriale verrà dato un nuovo impulso. Dai documenti acquisiti dalla Guardia di Finanza è emerso un passaggio che potrebbe essere cruciale per il proseguo delle indagini, lo stesso che ha messo in evidenza anche l’Antitrust quando ha comminato la multa: la volontà da parte dello staff di Ferragni di inserire nella campagna di promozione dei 362.577 pandori “griffati” ceduti alla grande distribuzione per il Natale 2022 la frase “le vendite serviranno a finanziare un percorso di ricerca promosso dall’Ospedale Regina Margherita di Torino“. Questo, nonostante la donazione fosse stata effettuata a maggio, 6 mesi prima dell’inizio della campagna commerciale.
Ferragni, scrivono i giudici, potrebbe aver tratto “profitto” anche dal “rafforzamento mediatico” e dal “crescente consenso” ottenuto con un’immagine “associata all’impegno personale nella charity“. Una prova di questa fattispecie, secondo il Pg di Cassazione, sarebbe “l’aumento dei compensi percepiti” nella seconda campagna finita sotto il faro dei pm milanesi, quella per le uova di Dolci preziosi per la Pasqua 2021 e 2022. In quell’occasione, il primo anno il compenso di Chiara Ferragni fu di 500mila euro e il secondo anno salì a 700mila.
Il filone che sta seguendo Milano evidenzia, secondo il Pg, un unico “modus operandi“ alla base di un “disegno criminoso” e una “spinta a delinquere” su cui esisterebbero indizi di “tenore non equivoco“. Siamo forse alle battute finali per l’influencer che ha dominato nel panorama mediatico tra gli anni Dieci e Venti del Duemila e questo a prescindere dall’inchiesta giudiziaria. Se anche l’influencer dev’essere essere assolta in un eventuale processo o, meglio, se la sua posizione dovesse essere archiviata, il danno reputazionale di fronte a tutto questo appare insanabile. E lo è anche a causa della strategia adottata, nella convinzione che i follower vivano in un mondo chiuso in cui lei è l’unica portatrice di verbo.