Il possibile accordo tra Israele e Hamas per il rilascio degli ostaggi; il rischio di un’escalation incontrollabile e di un confronto diretto tra Usa e Iran; la soluzione dei due Stati e il futuro assetto della regione. Sono alcuni dei temi affrontati dal premier e ministro degli Esteri del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman bin Jassim Al-Thani, nel suo incontro a Washington col segretario di Stato Antony Blinken. Al-Thani, col ruolo di mediatore, reduce da un fine settimana di trattative a Parigi con i rappresentanti di Israele, Egitto e Usa, ha poi affrontato gli stessi argomenti in un incontro organizzato dall’Atlantic Council, al quale ha partecipato anche Il Giornale.
Il quadro sul quale avete tutti concordato a Parigi prevede il rilascio degli ostaggi in cambio di una pausa graduale nei combattimenti. Hamas, che ha sempre insistito per un cessate il fuoco immediato, accetterà?
«I progressi che abbiamo fatto nelle ultime due settimane indicano che siamo in una posizione molto migliore rispetto a dove eravamo poche settimane fa. Non possiamo dire se ci saranno presto risultati ma speriamo effettivamente di trasmettere questa proposta a Hamas e di portarli a un punto in cui possano impegnarsi positivamente e costruttivamente in questo processo».
Ma se Hamas dovesse porre un veto, il Qatar, che ha molta influenza su di loro, è disposto a fare delle pressioni?
«Il nostro ruolo è quello di mediatore facendo pressione su entrambi con le parole e gli incontri. Il Qatar non è una superpotenza che può imporre qualcosa a questa o all’altra parte».
Se gli Stati Uniti reagissero contro l’Iran per l’attacco in Giordania che ha ucciso tre soldati americani, pensa che ciò farebbe naufragare l’accordo?
«Quell’attacco è inaccettabile. Stiamo mettendo in guardia tutti dal primo giorno che questa guerra ha il potenziale di espandersi e riversarsi sull’intera regione. Spero che nulla possa compromettere gli sforzi che stiamo facendo. Una reazione Usa avrà sicuramente un impatto sulla sicurezza regionale. Speriamo che la situazione rimanga contenuta».
Cosa risponde al premier israeliano Netanyahu che ha duramente attaccato il Qatar per la sua vicinanza a Hamas, dicendo che non c’è nulla di cui ringraziarvi?
«Non voglio commentare. Non ci aspettiamo nulla in cambio da lui o da altri. Comprendiamo il nostro ruolo e crediamo sia importante. Fin dall’inizio siamo stati onesti e trasparenti».
Netanyahu ha anche affermato di essere contrario a uno Stato palestinese e che il suo obiettivo è eliminare Hamas. Ritiene che ciò sia possibile senza mettere a repentaglio le vite degli ostaggi?
«L’unica via per avere una regione pacifica è una soluzione a due Stati. Questo è ciò in cui crediamo. E la soluzione dei due Stati, ovviamente, avrà bisogno di partner dall’altra parte. Se c’è un leader dalla parte israeliana che si oppone a tale soluzione, allora qual è l’alternativa?».
Ma Hamas vuole l’eliminazione di Israele. Come può esserci una convivenza pacifica?
«L’unica via da seguire è una soluzione a due Stati. Dobbiamo trattare in modo positivo con chiunque accetti questo principio. Ma per coloro che non lo accettano, io chiedo: qual è l’alternativa che offrite a chi invece accetta questo principio? Questa è la questione chiave».