I tassi che restano alti – e lo saranno ancora per qualche tempo, viste le recenti “non decisioni” della Bce – ingolosiscono gli investitori che sperano di poter volgere a loro vantaggio l’aumento del costo del denaro, nonostante l’incombenza dell’inflazione, raffreddata, ma non sconfitta. Possono bastare i titoli di Stato per scommettere su qualche rendimento più rotondo? L’orizzonte italiano è modesto, da questo punto di vista. Saranno sicuri, ma offrono mediamente rendimenti non superiori all’1,5% netto. Poco. All’orizzonte ci potrebbe essere qualcosa di meglio? Restando all’Italia c’è attesa per l’emissione di una nuova tranche del Btp Valore, attesa per la fine del mese di febbraio. I dettagli, circa i rendimenti, dovrebbero essere noti non prima del 23 febbraio.
Premio fedeltà
A oggi il rendimento effettivo a scadenza di un Btp a sei anni è pari al 3,35% lordo. Considerando che in passato l’extra rendimento offerto alle famiglie, fra cedole e premio finale, era stato di circa 20 punti base (uno 0,2% in più), oggi si potrebbe ipotizzare un rendimento annuo lordo del 3,55% per il nuovo Btp Valore. Se si sottrae il 12,5% di imposta sui rendimenti, si otterrebbe un rendimento netto del 3,11%.
Il Btp Valore annunciato per fine febbraio avrà una durata di sei anni e manterrà le sue tre caratteristiche principali: Cedola Step-Up crescente, cioè la cedola avrà un determinato valore per i primi tre anni, che sarà innalzato per il secondo triennio (formula 3+3). Ci sarà un Premio fedeltà: un incentivo che incoraggia le famiglie a partecipare all’emissione primaria, acquistando direttamente dal Tesoro il Btp Valore, e a mantenerlo fino alla scadenza. Ciò si tradurrà in un premio finale, incassato al rimborso, pari allo 0,7% del capitale investito. Infine, una Cedola trimestrale: come per la precedente emissione di Btp Valore la cedola verrà corrisposta ogni tre mesi, anziché ogni sei come avviene per i classici Btp.
Un occhio all’America Latina
Abbastanza per chi cerca di incrementare le proprie entrate? Chi vuole titolo di Stato più “ricchi” deve esporsi a qualche rischio in più. E magari guardare all’America Latina. Solo all’evocare il sub continente di oltre Atlantico, possono apparire preoccupazioni, per chi non vuole pericoli. Ma senza rischi, non ci sono rendimenti alti. Per esempio, un Paese come il Venezuela – pur appartenendo alla “white list”, quindi non è inserito nell’elenco dei Paesi a rischio default – emette obbligazioni che il mercato vuole che siano remunerative, per essere acquistate. E il tasso offerto è cospicuo: pari al 13,625% annuo.
Il tasso di interesse viene pagato ogni 6 mesi, e risulta essere molto interessante; inevitabile che sia ricompreso il rischio geografico e politico, oltre che economico del Paese e del continente. Anche i titoli del Brasile sembrano essere interessanti, dal momento che presentano un tasso di interesse che si attesta sul 12%.
… E alla Turchia
Tornando a lidi più vicini, si può fare anche l’esempio della Turchia. Le ultime obbligazioni in lire turche sono state emesse con un tasso del 10,75% con scadenza a 5 anni (nel 2019). L’investimento minimo è di 1000 lire turche (circa 340 euro) e i guadagni vengono versati sul conto corrente ogni anno il 15 novembre. La banca emittente è la BEI (Banca Europea per gli Investimenti) e, nonostante l’instabilità politica del Paese, questa si tratta di una banca che è notoriamente valutata con un rating di AAA, quindi il rischio che fallisca è estremamente basso.
L’importante quando si valutano i titoli di Stato esteri è guardare alla situazione politica ed economica di quel Paese, per comprendere al meglio se si tratta di un Paese sicuro oppure no, e tenere in considerazione la valutazione delle agenzie di rating. Infine, ovviamente occorre guardare al tasso di interesse, che è poi quello che determina il “risultato” del nostro investimento.