Sì della Corte d’Albania: passa il piano italiano

Sì della Corte d'Albania: passa il piano italiano

C’è un giudice a Tirana, anzi ce ne sono cinque. La Consulta albanese ha dato il via libera all’accordo quinquennale sull’immigrazione tra la premier Giorgia Meloni e l’omologo Edi Rama. L’accordo, che prevede la creazione di una «zona franca» a sovranità condivisa in Albania per le procedure accelerate di frontiera, dove far sbarcare solo gli immigrati maschi e in buona salute diretti in Italia da Paesi sicuri – esclusi quindi donne, minori e vulnerabili, anziani o vittime di tortura, violenza e abuso sessuale – salvati nel Mediterraneo dalle navi della Marina militare, della Guardia costiera e della Guardia di Finanza «non danneggia l’integrità territoriale dell’Albania», dicono i giudici. Riprenderà a giorni la procedura parlamentare per l’applicazione del protocollo che prevede fino a 3mila migranti al mese ospitati a regime. Secondo l’intesa, chi verrà portato in Albania e avrà i requisiti per richiedere asilo verrà in Italia, chi non verrà rispedito nel Paese d’origine a carico dell’Italia, che per l’intesa spenderà in tutto 670 milioni di euro.

Il Patto siglato lo scorso novembre tra i due governi prevede che i centri per l’identificazione e l’accoglienza dei migranti verranno gestiti dalle autorità italiane sul suolo albanese, uno nei pressi del porto di Shëngjin, nel Nord del Paese, e l’altro nell’entroterra, a Gjadër, un ex aeroporto militare in disuso. La decisione della Corte costituzionale è arrivata ieri pomeriggio: cinque i voti a favore, quattro i contrari. Secondo 30 parlamentari dell’opposizione albanese di centrodestra, guidati dall’ex premier Sali Berisha, l’accordo non era conforme alla Costituzione albanese, sia per la possibile violazione di diritti umani sia perché l’eventuale cessione di sovranità doveva essere preventivamente autorizzata dal presidente della Repubblica. A quanto pare invece Rama si è mosso nel rispetto della Carta albanese.

Piangono i gufi della sinistra italiana, che speravano nel solito soccorso rosso da parte dei giudici, perché a loro dire l’intesa bilaterale sarebbe persino poco trasparente, tanto da non garantire neanche la presenza delle organizzazioni internazionali e umanitarie nei centri. Esulta la maggioranza, che vede avvicinarsi la realizzazione di questi due hub extraterritoriali che da un lato dovrebbero scoraggiare i mercanti di uomini, dall’altro alleggerire la presa sui porti di Puglia, Calabria e Sicilia prima dell’estate.

Nelle scorse settimane la Camera aveva approvato il disegno di legge di ratifica dell’accordo Italia-Albania su cui a giorni dovrà pronunciarsi il Senato. Stesso iter per il Parlamento di Tirana. L’opposizione con Pd-M5s e +Europa ipotizza una raffica di ricorsi per le ingiuste e sostiene che l’accordo non stia in piedi sul piano delle convenzioni internazionali ma dimentica che il piano ha già incassato l’endorsement del presidente della Commissione europea Ursula von der Layen perché «basato su un’equa condivisione delle responsabilità con i Paesi terzi, in linea con gli obblighi previsti dal diritto internazionale e dell’Ue».

«Smentite le sedicenti cassandre di sinistra, sempre pronte a formulare presagi di sventura», sottolinea la deputata Sara Kelany, responsabile Immigrazione di Fdi, cui fa eco il suo capogruppo Tommaso Foti: «Svaniscono definitivamente le speranze di vedere fallire l’intesa, andremo avanti sul contrasto all’immigrazione clandestina e al traffico di esseri umani».

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