«Questo Slam è un ottimo punto di partenza: devo tutto al mio team». Sono alcune delle parole di Jannik Sinner rivolte al suo staff, al termine della Finale. L’italiano l’ha saputa ribaltare grazie alla sua grande capacità di rimanere aggrappato al match e alle risorse fisiche.
Due degli aspetti sui quali ha inciso maggiormente il sodalizio tecnico iniziato due anni fa, proprio poco dopo una dura sconfitta subita a Melbourne nei quarti di finale per mano del greco Stefanos Tsitsipas. Quel ko fu l’ultimo episodio che portò alla fine del rapporto tra Sinner e il suo famoso coach Riccardo Piatti.
Jannik decise dunque di rivolgersi al 40enne nativo di Ascoli, Simone Vagnozzi, figura determinante nella crescita di Marco Cecchinato (tale da spingere il siciliano nel 2018 alla semifinale del Roland Garros), e all’esperto tecnico australiano Darren Cahill, nel ruolo di supervisore e di gestore della programmazione vista la sua esperienza passata con tennisti del calibro di Agassi, Hewitt e Halep. «Una vittoria stupenda, non so che dire. Forse devo ancora metabolizzare tutto. È un’emozione grandissima vincere una partita così, una Finale Slam due set a zero sotto, contro un Medved ev che onestamente giocava un tennis incredibile.
Jannik è stato bravissimo e se lo è meritato, perché ha avuto una forza d’animo bestiale», le parole del coach italiano. «Sto lavorando con il miglior tecnico che ho mai incontrato nella mia carriera, Simone Vagnozzi. Il gruppo è unito e nessuno si sente superiore.
Si lavora duro e ogni momento come questo è speciale», le considerazioni di Cahill. Uno staff completato dal preparatore fisico Umberto Ferrara, dal fisioterapista Giacomo Naldi, con un passato tra le fila della Virtus Bologna, dall’osteopata Andrea Cipolla e da Riccardo Ceccarelli, da anni CEO di Formula Medicine e curatore del training mentale dell’atleta italiano. Da non dimenticare i due manager Alex Vittur e Lawrence Frankopan.
Una squadra che condividerà con il tennista entrate importanti. Facendo i conti, grazie al percorso trionfale, Jannik si è messo in tasca la bellezza di 4,9 milioni di dollari, che vanno ad aggiungersi agli oltre 38,4 milioni incassati l’anno passato, come riportato da Forbes.
Una cifra che tiene conto dei trionfi sportivi (13,4 milioni di dollari), del contratto iper remunerativo con la Nike e degli accordi con Head (fornitore di racchette), Gucci, Lavazza, Rolex, Fastweb, Parmigiano Reggiano, Alfa Romeo, Technogym, Intesa Sanpaolo, Pigna e Panini pari a circa 25 milioni di dollari annuali.
Parlare di Golden Boy, dunque, è molto pertinente.