Per chi suona la campana? Quando il ministro della Difesa Guido Crosetto al Corriere della Sera dice «A me raccontano di riunioni di una corrente della magistratura in cui si parla di come fare a fermare la deriva antidemocratica a cui ci porta la Meloni», sono le orecchie dei magistrati di Area e Magistratura democratica a fischiare. Tanto che l’Anm non perde tempo per replicare: «È una fake news senza alcun fondamento», dice il presidente Giuseppe Santalucia. «Questa percezione della magistratura come forza d’opposizione crea tensione tra poteri dello Stato e ci preoccupa», dice al Giornale il leader di Magistratura indipendente Angelo Piraino. Diversa la riflessione di Stefano Musolino, pm antimafia calabrese a capo di Md: «Non è creando un clima di tensione che si risolveranno i gravi problemi di questa difficile stagione». «Mi stupisco dello stupore», è la controreplica del ministro. «Riferire in Parlamento? Lo farò con estremo piacere, all’Antimafia o al Copasir».
Ma ad avvelenare il dibattito non è Crosetto, ma chi sparge suggestioni e sospetti. Dopo la sentenza «svuota Cpr» del giudice di Catania Iolanda Apostolico, il sospetto di una magistratura ideologizzata volesse piegare l’azione giudiziaria sui decreti sicurezza (vedi i post anti Matteo Salvini che la Apostolico ha condiviso su Facebook) per motivi «politici» si è (ri)fatta avanti, la spaccatura dell’Anm tra toghe rosse e Magistratura indipendente ha ampliato le tensioni. Soprattutto perché con la riforma della giustizia che il Guardasigilli Carlo Nordio ha in mente, e che Area e Md hanno già detto di voler osteggiare, certe storture sarebbero impossibili. «Anm sfacciata e con la memoria corta: da Matteo Salvini ha ragione ma va attaccato del suo ex presidente Luca Palamara al giudice ultrà Apostolico in piazza contro il governo», accusa Andrea Crippa, vicesegretario della Lega, che lamenta azioni contro il centrodestra «numerose e allarmanti», puntando il dito contro il presidente Anm Santalucia «che ormai si comporta come se fosse il Maurizio Landini in toga». «È il dialogo la migliore risposta a questi dubbi per dimostrare con i fatti che nella magistratura non c’è posto per i preconcetti», insiste Piraino. E il luogo naturale è il Csm, non certo il Copasir, o il Parlamento per la riforma della giustizia. Su cui Forza Italia è già pronta ad andare all in, come dice il viceministro alla Giustizia Francesco Paolo Sisto: «Si vada avanti sulle misure, dalle intercettazioni alla separazione delle carriere. La giustizia è uno dei punti del nostro patto con gli elettori. Il testo è già incardinato in commissione Affari costituzionali, siamo fiduciosi», confessa l’esponente azzurro al Giornale. A dar manforte alla riforma ci pensa il Terzo polo: «Oggi Crosetto evoca un’attenzione speciale di parte della magistratura nei confronti della politica», sibila Matteo Renzi su X, che adombra il sospetto che dietro il rallentamento sulla riforma ci sia la firma di Giorgia Meloni. «Il vittimismo del governo si scontra con la realtà: loro fanno interviste ma non fanno riforme. La vera domanda è: caro Guido, perché la Meloni ha bloccato la riforma? Di cosa avete paura?».
Dalle parti di Fdi il ragionamento è ben diverso: la riforma della giustizia si farà, entro la legislatura. Chi conosce la Meloni sa che non ha paura di niente ne ha alcun pregiudizio sulla magistratura, né vede nelle toghe alcun nemico. Certo, il sospetto di Crosetto è figlio delle dichiarazioni belligeranti delle toghe di sinistra (anche sul referendum per il premierato) e della convinzione che lo scenario che si è già verificato dal 1994 ad oggi – inchieste a orologeria, buone a vendere i giornali ma non a condannare nessuno – è destinato a ripetersi. Ecco perché le toghe temono la riforma, è il ragionamento di Enrico Costa di Azione: «Crosetto ha soltanto evidenziato un argomento ricorrente nella storia del nostro Paese, le picconate per via giudiziaria. Non occorre avere informazioni privilegiate per parlare di questa ciclica ricorrenza», dice l’esponente dell’opposizione, che ricorda l’interferenza dell’Anm sull’iter delle leggi anche attraverso gli scioperi.