L’Emilia Romagna targata Stefano Bonaccini è indietro sui lavori di ricostruzione post sisma del 2012. Dopo il terremoto che ha colpito la sua Regione e ben prima delle alluvioni del 2023, il governatore dem è stato nominato commissario. L’esponente del Pd avrebbe voluto guidare anche la fase post-alluvione. Ma il governo di centrodestra ha fatto un’altra scelta: una task force capitanata dal generale Francesco Paolo Figliuolo. E forse i numeri del dossier sul post-sisma un documento esclusivo che è arrivato sulle scrivanie de Il Giornale e che è basato sugli stessi report della Regione- contribuiscono a spiegare il perché. Certo, Bonaccini non ha potuto contare neppure su Elly Schlein per il ruolo di commissario: anche la segretaria del partito che ha sede al Nazareno si è opposta al conferimento dell’incarico. Forse per ragioni mediatiche, forse per beghe interne: chissà. Ma il documento in nostro possesso, tra tabelle e fredde cifre, apre una voragine nella narrativa da problem solver del presidente di Regione.
Un dato su tutti relativo alle «opere pubbliche e dei beni culturali»: «In nessuno dei quattro territori viene raggiunta la quota del 30% in relazione ai cantieri conclusi. Addirittura, quelli ancora fermi alla fase della progettazione oscillano fra un dato del 30% e del 40%». La statistica vale per l’anno appena trascorso. E ancora: «I cantieri conclusi sono 155 per quasi 50 milioni di euro, mentre i cantieri in corso sono 90 per quasi 68 milioni di euro.
Ancora in fase di progettazione 96 interventi, per un investimento stimato di circa 69 milioni di euro», viene specificato nel dossier. Eppure, nello storytelling del governatore dem, tutto è andato liscio. E l’unica motivazione sui ritardi è questa: «Abbiamo deciso di non fare delle new town ma di rischiare di metterci qualche anno in più e fare in modo che le persone tornassero a vivere esattamente dove lo facevano prima», aveva detto il presidente dell’Emilia-Romagna nel maggio del 2022. C’è qualcosa da dire anche sulle tempistiche. Tre anni dopo il sisma, quasi il 65% delle pratiche erano nella fase «di presentazione» o in «prenotazione», si legge nel documento. Cioè ferme al palo.
Bonaccini oggi sfoglia la margherita, in attesa di qualche novità sul terzo mandato (ad oggi una chimera) e la possibilità, sempre più concreta, di scendere in campo per le elezioni Europee. «Ci sta pensando», assicura un parlamentare a lui vicino. Per il resto, i nomi che vengono fatti dagli ambienti dem per la prossima competizione elettorale sono sempre gli stessi: Cecilia Strada (che la Schlein per ora ha soltanto contattato), la scrittrice Chiara Valerio e Sandro Ruotolo al Sud come carta anti De Luca. La segretaria, com’è noto, vorrebbe scendere nell’agone. Ma la sua cerchia ristretta si sta dividendo tra gli entusiasti e chi teme l’azzardo. Bonaccini tenta la strategia di Quinto Fabio Massimo, il temporeggiatore. Ma tra i ritardi sull’alluvione (quelli della sua Regione) e il quadro sul sisma a undici anni di distanza, tutta la narrazione sul «buon governo» rischia di sgonfiarsi presto.