Schlein si mobilita per la stampa amica

Schlein si ritrova da sola nel sit-in sotto la sede Rai

Il Pd ricomincia dai bimbi. «Vorrei parlarvi del piccolo Pierluigi», dice Elly Schlein dal podio di Cassino. «Alzati, Pierluigi». Il bambino, sugli 8 anni, portato alla manifestazione dal babbo, si leva in piedi nelle prime file. Ma supera appena le spalliere e pochi riescono a individuarlo. La segretaria si sbraccia a indicarlo: «Fate un applauso a Pierluigi!», incita. «Poco fa mi ha fermato – racconta – e mi ha detto: Elly, io credo in te. Ma dovete fare più leggi per i bambini. E Pierluigi ha ragione, bisogna fare di più». La scena, un filo surreale, ricorda un po’ i Giovani Pionieri, guidati da un D’Alema ancora imberbe, in braghette corte, che offrivano mazzi di fiori a Togliatti.

La leader dem è calata nella cittadina laziale per aprire la campagna elettorale delle Europee. È la prima di una serie di tappe, un «viaggio attraverso l’Italia», nella consapevolezza che la partita «sarà in salita perché il centrodestra è forte», ammette. L’Aula Pacis di Cassino, 300 posti, è piena di militanti locali, incluso il sindaco Pd che cerca la riconferma. Pochi gli esponenti nazionali: ci sono i parlamentari laziali Orfini, Zingaretti, Mancini. C’è Orlando, e un paio di eurodeputati in cerca di riconferma: la schleiniana Laureti, Beatrice Covassi che avverte la segretaria: «Il Pd è plurale altrimenti non è. Non si usi il caso Bigon per avallare operazioni contro i cattolici».

La Schlein dribbla le domande sulla grana Smeriglio, eurodeputato che ha appena annunciato l’addio al Pd (viene da Sel e, in mancanza di assicurazioni dal Pd, ha deciso di candidarsi con i rossoverdi) «Ma se non è mai stato del Pd come fa a andarsene dal Pd?», sbotta coi suoi.

La volata di qui alle Europee è lunga, la linea ancora da definire. C’è il duello permanente con la premier, capace solo di «fare becera propaganda». «Ormai Meloni sembra Wanna Marchi, la regina delle televendite», la bolla Schlein tra gli applausi: «Fa campagna elettorale sulla pelle degli anziani attraverso i tg Rai, che promettono 1000 euro al mese a tutti i pensionati mentre si tratta di una sperimentazione per poche persone», accusa. C’è la denuncia delle riforme del governo che mirano solo ad «acclamare un capo». C’è il faticoso equilibrismo sulla «pace»: con l’Ucraina ma anche per la trattativa coi russi. Contro l’antisemitismo ma anche coi palestinesi. Contro i «tg militarizzati» Schlein lancia quella che, insieme ai suoi, ha pensato come l’iniziativa del giorno: un bel «sit-in sotto la Rai» contro «l’occupazione militare del servizio pubblico» e «la libertà di stampa sotto attacco». «Dall’editto bulgaro – denuncia la segretaria Pd – siamo passati al modello ungherese». E il Pd si deve mobilitare in difesa dei perseguitati samizdat della Resistenza: dalla Repubblica degli Elkann all’intoccabile Report del potentissimo Sigfrido Ranucci. Per il quale una commossa Schlein chiede addirittura un «applauso di solidarietà» (come per Pierluigi). «Si è oltrepassato il segno» e occorre denunciarlo col sit-in: «Chiederò anche agli altri partiti di opposizione di muoversi», annuncia Elly, cercando di stanare l’«alleato» Giuseppe Conte, che si è già ampiamente accordato con il centrodestra per la spartizione dei posti Rai a scapito proprio di un Pd rimasto a bocca asciutta. Quando però i cronisti chiedono delucidazioni sul sit-in agli schleinaini doc, si intuisce una certa improvvisazione: «Quando? Non sappiamo ancora la data. Dove? Non abbiamo deciso», dice la responsabile della segreteria Marta Bonafoni.

Leave a comment

Your email address will not be published.