La presa dei terroristi sulla popolazione della Striscia di Gaza continua a indebolirsi. In un video diffuso sui social network, si vedono centinaia di palestinesi che lasciano Khan Younis attraverso un corridoio aperto verso l’area umanitaria di Al Muwasi gridando “abbasso Hamas”. Il filmato è stato diffuso dal Cogat (Coordinator of government activities in the territories), l’unità del ministero della Difesa israeliano che si occupa di coordinare le questioni civili tra il governo di Tel Aviv, le Idf, diplomatici, organizzazioni internazionali e l’Autorità nazionale palestinese.
Dopo 113 giorni di guerra, dunque, gli abitanti dell’exclave ormai ridotta in macerie dall’offensiva delle forze dello Stato ebraico sembrano essersi resi conto che la responsabilità del conflitto responsabile di tanta morte e distruzione è completamente nelle mani di Hamas, che con i brutali attacchi del 7 ottobre ha firmato non solo la propria condanna a morte, ma anche quella di tanti innocenti utilizzati come scudi umani. Grazie alle molteplici testimonianze raccolte tra i civili e i miliziani catturati, infatti, è ormai evidente che le varie organizzazioni terroristiche abbiano utilizzato gli ospedali come basi operative, mescolando i propri operativi tra il personale medico. Nel corso dei mesi, inoltre, i soldati delle Idf hanno rinvenuto decine di depositi di armi, trappole esplosive e ingressi di tunnel dentro o vicino abitazioni private, scuole e altri edifici che dovrebbero essere ad esclusivo uso civile.
Già a novembre Hamas ha gettato la maschera e due suoi esponenti di alto rango, Khalil al-Hayya e Taher El-Nounou, hanno confermato in un’intervista al New York Times che l’obiettivo del gruppo non è migliorare le condizioni di vita degli abitanti della Striscia, ma creare “uno stato di guerra permanente con Israele” e dimostrare che “la causa palestinese non sarebbe morta”. Affermazioni, queste, confermate dal fatto che nel corso degli anni la maggior parte degli aiuti internazionali confluiti nell’exclave sono stati utilizzati per costruire quell’infrastruttura del terrore composta da gallerie sotterranee, arsenali e basi fortificate che le Idf stanno smantellando un pezzo alla volta.
L’episodio del 27 gennaio non è stato il primo segnale di una crescente ostilità dei civili nei confronti dei terroristi. Nel dicembre scorso a Rafah e Khan Younis la folla affamata ha preso d’assalto camion di aiuti umanitari che pare fossero diretti a un deposito di Hamas. Nel tentativo di disperdere la popolazione, gli agenzi di polizia del gruppo hanno esploso diversi colpi, uccidendo l’adolescente Ahmed Shaddad Barika e un’altra persona. La sommossa si è dunque trasformata in furia e i rivoltosi hanno assalito un commissariato vicino, prendendolo a sassate.