“Donne denigrate”. La direttrice d’orchestra Perrotta attacca Bonolis

Le percussioni stonate di Bonolis

Vietato fare battute, anche se sei un uomo di spettacolo e sei stato chiamato a intrattenere un pubblico delle grandi occasioni. Nelle ultime ore si sono accese le polemiche su Paolo Bonolis e sulla sua conduzione dell’inaugurazione di Pesaro 2024 Capitale italiana della Cultura. Il volto di “Ciao Darwin” è finito nel mirino di Francesca Perrotta, la direttrice (guai a usare il termine “direttore”) dell’orchestra di sole donne che sabato scorso ha suonato davanti al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e altre 8mila persone. La cinquantunenne ha stigmatizzato senza mezzi termini le gag di Bonolis, a suo avviso “denigranti”, dimenticando forse chi si trovava di fronte: uno showman noto per la sua ironia e per questo amato in tutta Italia.

“La bambina che sono stata era felice di incontrare il suo mito di Bim Bum Bam, ma la donna che sono oggi ha provato tristezza nella retorica della commedia all’italiana che lui ha portato avanti per tutto il tempo della sua conduzione. Tristezza per lui e per la bambina che ero”, il j’accuse della direttrice d’orchestra sui social. Poi, ai microfoni del Resto del Carlino, ha rincarato la dose nei confronti dello showman, reo di averla chiamata “Signora Perrotta” e “signorina” e ancora di aver fatto una battuta sulla “percussionista sexy”: “Nel momento in cui si è sul paco si deve fare anche un po’ di scena, la cifra di Bonolis è questa. A me però interessava un altro messaggio: il fatto di essere lì perché avevo un ruolo. Non ero la ‘signora Perrotta’. Ero lì perché ero la direttrice”.

Essere chiamata sul palco “Signora Perrotta” è stato brutto e spiacevole, ha aggiunto, sottolineando che la costruzione di una nuova mentalità passa anche dal termine “direttrice”: “Per esempio adesso c’è un concorso internazionale chiamato ‘La Maestra’, rivolto solo alle donne direttrici d’orchestra”. Forse dimenticando che la parità sta nella bravura e non nelle parole, la cinquantunenne ha affermato che la lingua è nel sistema di pensiero di un popolo: “Il ‘non detto’ non esiste, per questo è fondamentale utilizzare l’appellativo al femminile”.

Grande fastidio in particolare per la battuta sulla “percussionista sexy”. Sì, perché nell’Italia del 2024 ironizzare sulla bellezza di una donna comporta attacchi di ogni tipo. “Mi ha dato fastidio, ma non ho avuto la prontezza di rispondere. Era fuori luogo”, l’affondo di Perrotta, che da una semplice battuta ha riciclato l’allarme patriarcato e la prepotenza del maschio brutto e cattivo: “Siamo abituate a veder travalicare la sottile linea che va nel personale, in questo caso di basso livello perché sessuale: da sempre gli uomini esercitano un potere e le donne lo subiscono. Ma nessuna donna avrebbe presentato così un musicista chiamato a esibirsi davanti a 8mila persone. Non ci fa piacere né sentire speciali. Suona come una prepotenza”.

Leave a comment

Your email address will not be published.