Personale dell’Onu distaccato nella Striscia di Gaza avrebbe partecipato attivamente al massacro di ebrei del 7 ottobre scorso. Lo si sostiene in un rapporto delle autorità israeliane tanto documentato che il segretario generale delle Nazioni Unite, il filo-palestinese Antonio Guterres, ha espresso il suo sconcerto e avviato un’inchiesta interna.
Noi invece non ci stupiamo. Già un mese fa avevamo segnalato come evidente anomalia il fatto che le decine di migliaia di dipendenti Onu distaccati a Gaza non avessero avuto alcun sentore, stante la quantità di persone coinvolte, di ciò che Hamas stava preparando sopra e sotto la città. E non ho poi avuto più dubbi quando mi sono trovato, a strage avvenuta, a dibattere in tv con Francesca Albanese, «giurista e docente italiana – si legge nella sua biografia ufficiale – specializzata in diritto internazionale e diritti umani, dal 2022 relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati». Più che un’esperta, mi è sembrata da subito l’avvocato difensore di Hamas, infiltrata nella tv italiana per depistare la nostra opinione pubblica. E qualcuno, temo più d’uno, ci sarà pure cascato, perché se l’Onu sta con Hamas qualcosa vorrà pur dire. Certo che sì: ci dice che l’Onu non è più, ammesso che lo sia mai stata, un arbitro o un paciere, bensì un giocatore al servizio di chiunque abbia in odio l’Occidente. Al punto di aver – giuro non è una barzelletta – assegnato all’Iran la presidenza della Commissione sui diritti umani (e aver taciuto a lungo sulla pandemia cinese per difendere Pechino, non a caso grande sponsor del presidente dell’Oms, braccio sanitario dell’Onu, ma questa è un’altra storia).
Tutto questo per dire quanto poco trasparenti e disinteressate siano le parole di condanna dell’Onu nei confronti di Israele, così come quelle pronunciate ieri contro lo Stato ebraico dalla Corte di giustizia internazionale dell’Aia, che proprio dell’Onu è ufficialmente il braccio giudiziario. Non c’è da fidarsi, la questione è semplice: altro che Onu, l’Occidente, e l’Europa in particolare, si salverà solo se tornerà a pensare e agire con la propria testa e nel proprio interesse (sperando di essere ancora in tempo per farlo).