Campioni del mondo nel mondiale squadre. La foto davanti al box in un caldo giovedì valenciano del team Prima Pramac sigilla un’annata speciale per Paolo Campinoti e i suoi ragazzi, primo team indipendente nella storia della MotoGP a vantare un tale successo. Non solo, anche se è difficile, ma Jorge Martin scenderà oggi ancora una volta in pista per lottare per il titolo. Dopo la sfortunata gara del Qatar condizionata dalle gomme, lo spagnolo tenterà la rimonta, perché 21 punti tra lui e Bagnaia (ex pilota Pramac) sono tanti, ma non impossibili con i 37 da aggiudicarsi nel fine settimana. Il clima in Pramac è frizzante ma sereno. La leggerezza è sempre stata la chiave del successo di questa squadra nata nel cuore della Toscana 21 anni fa. Cruciale, nel 2005, il passaggio a Ducati. Pioneristico e geniale, Paolo Campinoti è stato bravo a scommettere sulla Rossa quando nessuno ci credeva, tanto da costruire un rapporto privilegiato che gli ha permesso di ottenere lo status di junior team e le moto ufficiali.
Che atmosfera si respira nel team alla vigilia del rush finale?
«Intanto abbiamo vinto il mondiale team e siamo orgogliosi di essere stati il primo team non factory a riuscirci. Se poi con Martin arriva anche quello piloti sarà un trionfo. Siamo però consapevoli che le speranze sono poche».
Nelle corse niente è perduto finché non è escluso dalla matematica.
«È vero. Da una parte ci godiamo la bellissima soddisfazione per essere arrivati fin qui, ma abbiamo anche l’amaro in bocca per come è andata domenica in Qatar perché avremmo preferito giocarci la battaglia in campo».
Si sarebbe aspettato un risultato del genere nel 2002 all’esordio del team?
«Oggettivamente no, anche se abbiamo lavorato duramente e insieme a Ducati abbiamo fatto un lavoro duro e impegnativo e oggi raccogliamo tutti i frutti».
Un rapporto speciale quello con Borgo Panigale.
«Ci ha permesso di raggiungere questo livello, ma allo stesso tempo anche noi siamo stati preziosi per lo sviluppo della loro moto e per la crescita dei piloti. Oggi la Ducati è la moto che tutti vogliono e che tutti scartavano fino a qualche anno fa. È stata una scommessa, ma anche una grande soddisfazione».
Vincere con Martin sarebbe una rivincita nei confronti del team factory?
«Nello sport si scende sempre in pista per vincere. Ma sono sereno. Non parlerei quindi di rivincita».
Laboratorio di campioni, qual è il segreto di Pramac?
«Riuscire ad affrontare il mondo bello quanto impegnativo delle corse con una leggerezza che permette anche ai piloti più giovani di viverlo con meno pressione».
Come descrive Jorge Martin?
«Un ragazzo eccezionale e un campione cristallino. Se non ci fossero stati due episodi che ci hanno penalizzato sarebbe stata un’annata eccezionale. Jorge è il pilota più forte in circolazione».
Gli è mancata un po’ di esperienza?
«Non credo, anche perché a questo livello nessuno si lascia in tasca qualcosa. Degli errori ci possono stare. E’ successo a Jorge come a Pecco».
Come si descriverebbe oggi?
«Un uomo felice».