Il copione immutabile

Il copione immutabile

Può essere una circostanza fortuita, può essere una forma di adamantina coerenza. Ma può anche essere un caso di quotidiana e straordinaria ossessione. E ci sentiamo di propendere per questa ipotesi. Facciamo una rassegna stampa minima e con un ritardo (lievissimo) di trent’anni sull’uscita in edicola. Prima pagina de La Repubblica del 27

gennaio 1994, ma sembra di ieri. Titolo di apertura contro il Cavaliere e la nascente coalizione di centrodestra: «Spot di Berlusconi». Editoriale del fondatore Eugenio Scalfari: «Scende in campo il ragazzo Coccodè». Stesso furore ideologico anche oggi, contro chi c’è e anche contro chi non c’è. Il secondo titolo più visibile, per uno strano scherzo del destino, è un’intervista in cui si blandisce l’avvocato Gianni Agnelli, patriarca della famiglia che è attualmente proprietaria del quotidiano. Poco sotto un altro grande classico di stringente attualità, cioè il presunto attacco nei confronti

del foglio romano: «Cusani minaccia i giornalisti. E Spazzali attacca Repubblica». Trent’anni dopo il copione è sempre lo stesso.

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