Dai fondatori ai baby nel segno del Cav. E per la prima volta parla dal palco Letta

Dai fondatori ai baby nel segno del Cav. E per la prima volta parla dal palco Letta

Un’ora prima dell’inizio dell’evento il Salone delle Fontane era già pieno (oltre 2mila persone). E il presidente del senatori Maurizio Gasparri ha faticato non poco a chiedere di lasciare libero il corridoio centrale per far passare ministri e personalità di primo piano.

Per celebrare i trent’anni del discorso della discesa in campo di Silvio Berlusconi non sono voluti mancare sia i reduci che le giovani leve. D’altronde il titolo della manifestazione non poteva essere più significativo: «Le radici del futuro». E di giovani entusiasmi ce n’erano molti. Chiamati non solo a sventolare le bandiere ma anche a prendere il testimone dai loro sodali più maturi. E in attesa dell’inizio nei capannelli si parla di delibere comunali, di norme, di attività politica e di atti parlamentari. Tajani lo dice con chiarezza: «non celebriamo il passato ma accogliamo il futuro». E il sogno di Berlusconi non è affatto tramontato. Tutti se ne accorgono ascoltando in ossequioso silenzio il celebre discorso del 26 gennaio ’94. «Contro l’invidia sociale – diceva allora il leader azzurro – vogliamo celebrare la solidarietà, l’amore per il lavoro e per l’ambiente». E il miracolo italiano di cui parlava allora si è realizzato: è l’orgogliosa constatazione che la passione di allora è ancora forte.

Sul palco sale Emilio Caccamo. Ha solo 14 anni, ricorda il segretario Tajani, ed è il più giovane iscritto a Forza Italia («voglio battermi per la mia Calabria»). Un video-saluto arriva anche da Reggio Calabria dove c’è Teresa Bertone, che ha già spento 103 anni. Tajani chiama un applauso anche per Maria Tripodi, che nonostante la giovane età è da sempre una militante azzurra, per Laura Pernazza, sindaco di Amelia, e per Edoardo De Faveri, sindaco di Zumaglia (Biella) a soli 23 anni.

Un altro miracolo, scherzano in molti, è l’intervento di Gianni Letta. Lo nota lo stesso Tajani. E lo confessa il diretto interessato. «Non ho mai voluto parlare in pubblico da un palco, così come sto facendo adesso», esordisce Letta. «Questa volta non potevo sottrarmi, però – aggiunge – perché devo dire grazie a Berlusconi, grazie di avermi dato soprattutto il privilegio di stargli accanto in questa meravigliosa avventura». Poi cita i figli del Cavaliere: «Mi hanno chiesto di portare il loro augurio, la testimonianza del loro sostengo, come il papà voleva». «È stato esemplare il comportamento dei figli – ricorda – dopo il 12 giugno uniti, premurosi verso Marta e disponibili verso gli amici di Silvio». Anche Marta Fascina, come i figli, ha preferito non intervenire.

In sala tanti volti noti della politica di oggi, ma anche i protagonisti della prima stagione di Forza Italia. Bruno Vespa ricorda i retroscena dei celebre «Contratto degli italiani» («Conservo io l’originale di quel documento. E per l’occasione ho trovato una splendida scrivania di ciliegio»). Intervengono, tra gli altri, anche Stefania Craxi e Rita Dalla Chiesa. E in sala si riconoscono, anche l’ex presidente di Confindustria Antonio D’Amato e l’ex ministro Cesare Previti.

Tanti applausi incassano anche quei protagonisti che non ci sono più. Da Alessio Gorla a Niccolò Ghedini (in sala la moglie). Letta ricorda l’ormai leggendario appuntamento dal notaio. Ricorda gli assenti («Antonio Martino, tessera n. 2») e il generale Luigi Calligaris. Allora c’era anche Tajani. E sulla sua leadership Letta racconta un retroscena: «Dal San Raffaele Berlusconi disse che voleva proprio Tajani alla guida di Forza Italia. In trent’anni ripeteva non ha mai sbagliato un intervento».

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