177Toledo, la Smorfia di Iannotti a Napoli

177Toledo, la Smorfia di Iannotti a Napoli

La cucina è una tombola in cui vincono tutti. Anche se solo con quattordici numeri sulla cartella. Quelli che scandiscono il menu di 177Toledo, il locale che Giuseppe Iannotti ha aperto alle Galleria d’Italia a Napoli, in via Toledo, la strada di antica nobiltà che si lascia, salendo, a sinistra i Quartieri Spagnoli e a destra il centro storico della magnifica città partenopea, che continuo a considerare la più in forma d’Italia, non solo gastronomicamente.

177Toledo, quindi. Aperto nel giugno scorso al quinto piano del polo culturale e artistico di Intesa San Paolo, a completare il progetto Luminist che lo chef del bistellato Krèsios a Telese Terme ha creato per il capoluogo campano: quattro outlet, un bistrot, una caffetteria, un cocktail bar, l’Anthill, e un ristorante fine dining, il 177Toledo appunto, questi ultimi due vicini, a creare un dialogo continuo. Il ristorante è elegantissimo, tavoli ben distanziati come una successione di privé, opere d’arte sui tavoli e alle pareti (otto quadri di Mario Schifano riproducono le lettere del suo cognome), un servizio rarefatto e complice (evidenziatore per la brava sommelier Zaira Peracchia).

La cucina, curata dal bravo Antonio Grazioli, reinterpreta e quasi gioca con le tradizioni napoletane trasportandole in territori sconosciuti. Due le carte, “il 71” propone cinque piatti più vari bonus track a 120 euro, “il 22” ne sciorina 8 a 170. Per me quest’ultimo. La carta è appunto una cartella della tombola. Si parte con un fuori menù, il Cuoppo, una chips si riso con gamberi, scamopi, alga e alice. Poi i primi numeri, il 76, la Pizza, di obulato (una pasta di fecola di patate), pomodori, aglio e origano; e il 24, la Mozzarella più o meno in carrozza. Quindi un’altra doppietta con il 32, il Capitone, ‘nduja e mela annurca che regala una nuova identità a questa particolare anguilla che a Napoli è sempre stata oggetti di interpretazioni piuttosto grevi e con il 18, la Collera, impersonata da foie gras, mandorle melline e una riduzione di Porto, un concentrato di amarezza “buona”. Ancora: il 6, un Bao con coratella di agnello, lampone e cappero e il 4, la Zeppola allo scoglio. Poi il 37, il Citrullo, due cetrioli di mare e vegetale accompagnati da gazpacho aromatizzato da zenzero e Chartreuse. Ancora: uno dei piatti migliori della serata, il 64, il Cavolfiore, un twist dell’Insalata di rinforzo (classico piatto di recupero natalizio). Poi il 60, la Guancia di vacca su salsa verde e sopra diverse tipologie di fungo. Quindi il trasgressivo Spaghetto meatball (50), con le polpette di pesce, che gioca con i cliché e i controcliché della pasta. Poi il 33, Riso patate e ostriche, con quest’ultima sotto forma di gelato. Il predessert: Dragoncello, bernese, finocchio e arancia (il 19). Il dessert è un Croissant con mascarpone affumicato e ananas (il 12). Poi lo Spasso finale (51) con un po’ di petit fours.

Un percorso magnifico. Che si conclude nel vicino Anthill, un affollatissimo ed elegante bar in cui si dà da fare con ottimi risultati l’efebica Anna Garuti, ferrarese, che propone drink magnificamente eseguiti e raccontati, esposti in una lista-bugiardino contenuta in una scatola da medicinale. I cocktail sono proposti per “mood”, lo spirit non è rivelato, la presentazione spettacolare e ironica. Come nella Bestemmia della Fata e nel torbatissimo Formicaio. Là fuori una serra con una vista mozzafiato.

177Toledo, via Toledo 177, Napoli. Tel. 08118181380. Aperto solo la sera, chiuso la domenica e il lunedì

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