«E ora, parliamo dei prossimi trent’anni. Con una guida che è sempre la stessa, ma guardando ai giovani», dice il segretario azzurro Antonio Tajani. E aggiunge: «In questo momento storico non servono cantastorie, ma una forza seria, credibile, affidabile, fatta di gente con la testa sulle spalle».
La prima parte della convention «30 anni di Forza Italia. Le radici del futuro» è una rievocazione della nascita del partito e della sua storia, soprattutto un tributo a Silvio Berlusconi, il solo e unico presidente. La seconda parte sente «il profumo del consenso», come dice Tajani, vuole dimostrare che Fi è vitale, attrattiva, rinnovata da forze giovanili e metodi moderni (vedi il nuovo sito) e ha precisi obiettivi. Alle prossime elezioni amministrative e regionali, alle europee, ogni giorno nel governo Meloni con i suoi 5 ministri e come baricentro di un centrodestra che altrimenti sarebbe destra-destra.
«Crediamo fortemente nell’alleanza – sottolinea il segretario azzurro, già presidente dell’Europarlamento- ma abbiamo la nostra identità, siamo un partito nazionale e vogliamo equilibrio tra nord e sud. Guardiamo all’Europa e siamo con il partito popolare che sarà nel prossimo governo. Dobbiamo spiegare che senza Fi non si entra nel governo dell’Europa e quello per noi è il solo voto utile».
Racconta della battaglie sulle privatizzazioni di Fi, Tajani, di che cosa vuol dire essere liberali, ridurre la spesa pubblica e far funzionare i servizi anche dove lo Stato non arriva. «Finché saremo al governo non ci sarà nessuna patrimoniale sulla casa», assicura. E poi il garantismo e l’altra grande riforma attesa, quella della giustizia, con la separazione delle carriere. «Non siamo contro i magistrati, vogliamo esaltare il giudice terzo», dice.
La stagione berlusconiana, con la sua spinta alle riforme, non è certo chiusa. In prima fila siede Gianni Letta, che ha assicurato la «convinta partecipazione e il sostegno» dei Berlusconi al partito. Poche poltrone più in là la titolare delle Riforme, Elisabetta Casellati, lo cita a margine della kermesse. «Berlusconi fu il primo che in un discorso alla Camera, nel 1995, disegnò il Premierato con elezione diretta e spero di realizzarlo anche in suo nome. Letta non ha criticato il mio disegno di legge, ha parlato del rapporto fra due istituzioni, ma non si riferiva esattamente a questo progetto che ho chiamato un premierato all’italiana e che si differenza dagli altri modelli».
L’ex presidente di Confindustria, Antonio Amato, ricorda gli anni 90, il consociativismo che bloccava il Paese e le riforme dei governi Berlusconi, quella del mercato del lavoro, quella delle pensioni «Oggi abbiamo bisogno di quello spirito riformista, di quella forza, di quel coraggio». Tajani sottolinea che la sostenibilità ambientale intesa da Fi non è quella radicale di Greta Thunberg. Dice il titolare dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin: «Dalle prossime elezioni ci aspettiamo il consenso di quegli italiani che vogliono il cambiamento senza rivoluzioni». Poi c’è l’informazione, i presunti bavagli. Bruno Vespa ricorda del contratto con gli italiani firmato dal Cavaliere a Porta a porta e lancia qualche frecciata. «A chi ora parla di TeleMeloni consiglio di rivedere i programmi di allora di Santoro, Biagi e Luttazzi-Travaglio».
La sala è affollatissima, si fa fatica a uscire. Raffaele Nevi, portavoce azzurro, è entusiasta. «C’è tanta partecipazione anche ai congressi provinciali che proseguono in questi giorni, ci sarà tanta gente all’incontro sull’economia a Milano della Consulta presieduta da Letizia Moratti. Noi andiamo avanti, per realizzare la rivoluzione liberale di Berlusconi».