Strage di Sinnai, Zuncheddu assolto dopo 33 anni di carcere: “Fine di un incubo”

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Beniamino Zuncheddu è stato assolto nel processo di revisione dai giudici della Corte di Appello di Roma: l’ex allevatore di Burcei torna libero dopo 33 anni trascorsi in carcere. L’uomo, che si è sempre proclamato innocente, era stata condannato all’ergastolo con l’accusa di essere l’autore della strage di Sinnai (Cagliari) dell’8 gennaio del 1991 in cui furono uccisi tre pastori. La sentenza è stata accolta da applausi in aula da amici e familiari dell’uomo, visibilmente commosso: “È la fine di un incubo”.

“Beniamino è una persona incredibile che non meritava quello che ha subito”, la gioia dell’avvocato Mauro Trogu, difensore di Zuncheddu: “Abbiamo studiato tanto con i consulenti che mi hanno supportato, ci siamo convinti nell’intimo dell’innocenza di Beniamino: le carte parlavano di prove a carico assolutamente contradditorie, le indagini difensive hanno dimostrato la falsità di quelle prove a carico e rimanevano solo quelle a discarico. E poi abbiamo conosciuto Beniamino: io auguro a chi abbia anche solo un minimo dubbio di berci un caffè insieme e questo dubbio verrà cancellato nel tempo di un caffè”.

Il procuratore generale aveva chiesto l’assoluzione di Zuncheddu“per non aver commesso il fatto”, sottolineando che gli alibi le dichiarazioni dei testimoni, che portarono all’individuazione del sardo, come l’autore della strage, furono inattendibili. Il cinquantanovenne era già stato scarcerato lo scorso 25 novembre del 2023 dopo che era stata accolta la richiesta di sospensione della pena presentata dalla difesa.“Trent’anni con le menzogne” il giudizio perentorio del procuratore generale Francesco Piantoni nella sua requisitoria.

Zuncheddu era stato considerato l’unico responsabile della strage di Sinnai, in provincia di Cagliari, dell’8 gennaio del 1991 in cui furono uccisi Gesuino Fadda (56 anni), il figlio Giuseppe (24) e Ignazio Pusceddu (55), i primi due proprietari di un ovale e l’ultimo semplice dipendente. Nell’agguato a colpi di pistola rimase ferito il genero di Fadda, Luigi Pinna. Gli investigatori concentrarono la loro attenzione sulla faida tra famiglie di pastori, complici i dissidi tra i Fadda e gli Zuncheddu, tali da arrivare all’uccisione di capi di bestiame. Determinante fu la testimonianza del sopravvissuto Pinna: in un primo momento affermò di non aver riconosciuto l’aggressore, per poi puntare il dito contro Beniamino Zuncheddu. Nel faccia a faccia del 12 dicembre tra Pinna, teste fondamentale che allora accusò Zuncheddu, e il poliziotto Mario Uda sono emerse delle discordanze:”L’agente di polizia che conduceva le indagini, prima di effettuare il riconoscimento dei sospettati mi mostrò la foto di Zuncheddu e mi disse che il colpevole della strage era lui”.

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