Colpi di Stato, uragani e messaggi dallo spazio: tutte le incognite sulle elezioni Usa

Colpi di Stato, uragani e messaggi dallo spazio: tutte le incognite sulle elezioni Usa

A meno di dieci mesi dal 5 novembre ci si domanda quali sorprese possano riservare le elezioni presidenziali americane e quali eventi possano sconvolgere la traiettoria dei due candidati, Joe Biden e Donald Trump, destinati con tutta probabilità a scontrarsi ancora una volta come quattro anni fa. D’altra parte, il concetto di “October surprise” è intrinsecamente legato alla corsa alla Casa Bianca e a ciò che può accadere, sparigliando le carte ad una manciata di giorni dal voto.

Come sosteneva l’ex segretario alla Difesa Donald Rumsfeld “ci sono i noti noti, le cose che sappiamo di sapere. Sappiamo anche che ci sono gli ignoti noti, cioè sappiamo che ci sono cose che non sappiamo. Ma ci sono anche gli ignoti ignoti, le cose che non sappiamo di non sapere”. Focalizzandosi su quest’ultima categoria, gli “unknown unknowns” o cigni neri, i giornalisti di Politico hanno consultato numerosi esperti per stilare una listi di possibili avvenimenti che potrebbero stravolgere il risultato delle prossime elezioni.

Gli eventi politici nazionali e internazionali

Per Ian Bremmer, presidente dell’Eurasia Group e Gzero Media, diversi attori internazionali come la Russia, l’Iran, la Corea del Nord e vari gruppi terroristici potrebbero avere interesse a gettare l’election day nel caos per mostrare al mondo i difetti della democrazia americana. Potrebbero farlo attraverso attacchi fisici o informatici diffondendo in rete deepfake e disinformazione. Un assaggio di questa strategia lo si è visto in occasione delle primarie in New Hampshire dove sono stati segnalati messaggi robotizzati con una voce forse generata dall’intelligenza artificiale per impersonare quella di Biden. In queste comunicazioni il finto presidente invitava gli elettori dello Stato a disertare il voto.

Il commentatore politico Charlie Sykes non esclude rivolte alle convention di partito, come quella avvenuta a Chicago nel 1968, o un disastro umanitario al confine col Messico travolto dall’emergenza immigrazione. In merito a quest’ultimo dossier, negli scorsi giorni la tensione tra il governo federale e il governatore repubblicano del Texas Greg Abbott è tornata a salire. Molti amministratori dem sono apparsi inoltre critici anche nei confronti dell’inazione della Casa Bianca sul tema. Insomma, gli ingredienti per un’esplosione sociale ci sono tutti.

A livello di probabili sconvolgimenti internazionali Sykes menziona un eventuale collasso dell’Ucraina a seguito del mancato sostegno occidentale a Kiev, l’invasione di Taiwan da parte della Cina oppure un’”apocalisse digitale” che interrompa il funzionamento di computer e satelliti e attacchi il sistema bancario mandando in fumo miliardi di dollari di risparmi. Il giornalista Bill Scher esprime una cupa previsione sul futuro di Vladimir Putin mostrandosi d’accordo con la valutazione fatta da un ex funzionario della Cia, Jack Devine, secondo il quale un golpe contro lo zar potrebbe essere imminente.

La professoressa di Scienze politiche alla Marquette University, Julia Azari, ipotizza cosa succederebbe se morisse all’improvviso un sostenitore del vecchio Joe, infiltrato in un comizio di Trump per disturbare il raduno repubblicano. L’accaduto potrebbe monopolizzare l’attenzione dei media così a lungo da oscurare i tentativi dell’attuale inquilino della Casa Bianca di parlare della disoccupazione in calo o di altri risultati legislativi. Altri esperti alludono a possibili battaglie per difendere il diritto all’aborto che potrebbero invece galvanizzare la base democratica e favorire l’attuale inquilino del 1600 di Pennsylvania Avenue.

Gli eventi estremi

I disastri naturali sono tra le categorie di cigni neri più distruttivi. Alec Ross, ex funzionario del dipartimento di Stato durante l’amministrazione Obama, immagina che un uragano di categoria 5 si abbatta sugli Stati Uniti poche settimane prima del giorno delle elezioni. La calamità potrebbe essere usata dal presidente per dimostrare l’importanza della lotta al cambiamento climatico mentre il suo avversario potrebbe invece raffigurarla come una manifestazione dell’ira divina contro Biden. A quel punto si potrebbe configurare un acceso scontro tra liberal e giovani dem contro i sostenitori evangelici del tycoon e le loro teorie estreme.

In uno scenario simile a quello preso in considerazione da Ross, Jacob Soll, docente di Storia e Filosofia alla University of Southern California, ipotizza che a ridosso dell’election day un “monster hurricane” colpisca un’area della costa orientale che include la Pennsylvania e Washington DC. Se Biden optasse per la chiusura dei seggi per salvaguardare l’incolumità degli americani Trump lo attaccherebbe denunciando un tentato colpo di Stato. A quel punto potrebbe scatenarsi la parte più violenta del popolo Maga con conseguenze inimmaginabili. In pratica un 6 gennaio con gli steroidi.

Le wild card

Meritano poi di essere menzionate le opinioni di chi è convinto che i due principali candidati non riusciranno ad arrivare a novembre. “Biden rimarrà in gara sino ad aprile quando avrà i delegati e allora nominerà un successore” ha dichiarato Judd Gregg, un simpatizzante repubblicano, al New York Times. “I tribunali fermeranno Trump“, sostengono, e sperano, i democratici. Nessuno se la sente di escludere inoltre che problemi legati all’età avanzata, un decesso per cause naturali o un assassinio politico a danno dei front runner possano fare irruzione nella campagna elettorale.

A chi appare scettico di fronte a tutte queste previsioni risulterà infine ancora più incredibile l’ipotesi esposta dallo scienziato di Harvard Avi Loeb, il quale ritiene che prima o poi riceveremo dallo spazio la prova di una forma di vita intelligente. Non è chiaro come un tale evento possa cambiare l’esito delle votazioni ma, parlando di forme di vita intelligenti, c’è da scommettere che la maggior parte degli americani si stia augurando di trovarne almeno una nello Studio Ovale.

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