Milanello un guaio dopo l’altro. E tra i social spuntano persino calorose invocazioni di rivolgersi a qualche santuario per ottenere una speciale protezione. L’ultimo della lunghissima lista di infortuni è Noah Okafor, 23 anni, svizzero, di papà nigeriano, attaccante: è tornato dalla sosta con una lesione al bicipite femorale destro, regalo della sua nazionale che lo ha addirittura utilizzato tre volte di fila in 6 giorni e tra l’altro a qualificazione ormai conquistata. È il secondo accidente capitatogli durante la sosta: in ottobre fu protagonista di un incidente stradale con ferita al sopracciglio. Non conosciamo ancora la reazione di Stefano Pioli alla notizia: chiunque al suo posto avrebbe lanciato moccoli al cielo. Già perché si tratta dell’ennesimo sgambetto, in questo caso non addebitabile allo staff di Milanello, patito nel settore che già lamenta due importanti defezioni: Leao (infortunato) e Giroud squalificato. Okafor avrebbe sicuramente giocato al centro dell’attacco contro la Fiorentina nei piani del tecnico che va così incontro ai due snodi fondamentali della stagione con gli uomini contati (anche in difesa c’è emergenza totale per le assenze di Kalulu, Kjaer e Pellegrino). Dovesse andargli male con la viola e in particolare lo spareggio col Borussia, la sua panchina sarebbe a forte rischio.
A questo punto c’è una sola via d’uscita: riscaldare Jovic il cui contributo alla causa rossonera, fin qui, e con un modesto minutaggio, è risultato pari a zero. Con molte critiche riservate al club che perse tempo nell’inseguire Taremi ritrovandosi spiazzato l’ultimo giorno di mercato e occupando la casella con l’unico disponibile, gratis, Jovic appunto. Per la panchina da ieri è diventata possibile anche la convocazione, del giovanissimo Camarda, centravanti promettente della primavera di Ignazio Abate: 15 anni (necessaria anche la richiesta di una deroga), troppo piccolo per pensare di lanciarlo nella mischia anche se dotato di indubbio talento. Ma da ieri, a casa Milan, è aperto un altro dossier e riguarda il fronte diplomatico. Okafor è rientrato a Milanello e a sorpresa ha dato notizia del suo infortunio: nessuno, né il ct Murat Yakin, svizzero di origine turca, né il manager o i medici della nazionale, hanno chiamato il Milan per avvertire del ko. L’ad Furlani ha fatto partire una protesta ufficiale che servirà a poco naturalmente. Anche l’eventuale indennizzo previsto dalle norme Fifa non ripaga del danno tecnico subito. Piuttosto l’episodio conferma il buco che c’è nell’organigramma di Milanello e cioè un dirigente di calcio: leggendo il calendario della Svizzera e conoscendo le esigenze del club, qualcuno avrebbe potuto e dovuto sensibilizzare il ct sull’esigenza di salvaguardare la salute di Okafor. Lo avrebbe potuto fare Stefano Pioli, magari e lo stesso Okafor avrebbe dovuto segnalare al suo ct il rischio della terza partita in 6 giorni. A rimetterci, alla fine, sarà soltanto uno: Stefano Pioli!