La vittoria di Sinner al microscopio: “Ho imparato da Wimbledon”

Verde, bianco, Sinner

Dopo l’ennesima impresa, che gli è valsa la conquista della finale all’Australian Open, battendo non uno sconosciuto ma il numero uno al mondo, Djokovic, l’altoatesino Jannik Sinner si confessa ai microfoni dei giornalisti. Dice di aver imparato tantissimo da una sconfitta, quella dell’ultimo torneo di Wimbledon, proprio contro Djokovic. “Ho perso con Nole a Wimbledon in semifinale, ma fa tutto parte del percorso. Oggi ho cercato su spingere e ho avuto un match point nel terzo, ma ho sbagliato sul dritto. Ci sta. Non vedevo l’ora di scendere in campo con lui e ora sono felice di poter condividere questa vittoria con la mia famiglia e il mio team”.

​Il suo segreto, quindi, è aver imparato da quela sconfitta, magari rivista decine di volte per analizzare i difetti da limare, i punti di forza da enfatizzare e ogni possibile microdettaglio utile a mettere in difficoltà il campione serbo. Una vittoria, quella di Melbourne, costruita al microscopio, se così si può dire, ovviamente giocando decine e decine di partite, per migliorarsi ogni volta e alzare sempre più l’asticella.

La testa sulle spalle

Sinner sa che il bello deve ancora arrivare e che non sarà per nulla facile. “Ovviamente significa molto per me battere Novak qui a Melbourne, ma d’altro canto so che il torneo non è finito. Domenica c’è la finale. Le emozioni sono diverse, perché la finale è sempre diversa. Non importa quanto sia grande il torneo, quindi è… sapete, nella mia mente oggi sapevo che era una semifinale. Non è sufficiente per vincere il torneo, quindi non vedo l’ora che arrivi domenica, e vediamo cosa ci aspetta”. Non si monta la testa, resta umile e con i piedi per terra. Vincere la finale non sarà per nulla una passeggiata. Ma se la giocherà.

La versione di Djokovic

“Sinner ha sempre colpito molto forte la palla sia di dritto che di rovescio, è famoso per questo, per il suo modo di colpire la palla, per il suo gioco molto veloce e per la sua aggressività. Penso che il suo servizio sia migliorato molto – ha detto Djokovic dopo la partita -. Sta colpendo molto bene gli angoli molto bene e credo che abbia anche aumentato la sua velocità. Il servizio ora è più potente e più preciso. Poi c’è l’aspetto mentale – prosegue il serbo- è sempre stato molto calmo e composto in campo, ma credo che abbia faticato forse a vincere i grandi match nei momenti importanti. Ora però si sta riprendendo. Naturalmente Darren Cahill, che è un allenatore di grande esperienza e che ha lavorato con ha lavorato con gli ex n. 1 del mondo, ovviamente avere lui al suo fianco è molto utile dal punto di vista mentale, ovviamente, insieme a tutto il resto. Sì, ha una grande squadra – conclude Nole – è sulla buona strada. Tra un paio di giorni avrà la possibilità di vincere il suo primo Grande Slam”.

L’onore delle armi di Jannik

In conferenza stampa Djokovic ha detto di aver giocato forse la sua peggior partita in uno Slam. Sinner conferma le parole del serbo, ma ricorda al contempo che dare per spacciato Djokovic in passato non ha portato fortuna a moltissimi suoi colleghi. “Di sicuro nei primi due set ho visto che non colpiva la palla come fa di solito, non si muoveva molto bene e poi credo anche che non fosse così concentrato come eravamo abituati a vederlo. Ho visto questo ma d’altra parte, essendo il numero 1, devi sapere che lui è pronto a cambiare le cose, come ha già fatto nel terzo set quando il livello che era pari”. Poi Jannik fa una considerazione tecnica molto onesta e interessante “È forse il giocatore che risponde meglio al mondo, ma non ha avuto un solo break-point, quindi queste sono statistiche insolite per lui. Ma questo può accadere, no? Nel tennis quando si ha una giornata storta, è anche difficile uscirne vincitori, quindi mi sono reso conto, soprattutto nei primi set, che non stava giocando benissimo per cui ho cercato di avere la massima intensità possibile e ho colto l’occasione”.

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