È polemica negli Stati Uniti sul corso di orientamento universitario “woke” promosso dalla Facoltà di giurisprudenza dell’Università del Wisconsin. Durante il seminario (obbligatorio) agli studenti del primo anno è stato detto da uno dei relatori che “non esistono persone bianche eccezionali“, che il “daltonismo può negare le esperienze di vita, le norme e i valori culturali delle persone di colore” e che, naturalmente, i bianchi sono intrinsecamente razzisti, mentre le minoranze, al contrario, non possono nutrire dei pregiudizi di alcun tipo. È l’antirazzismo liberal diffuso nelle Università degli Stati Uniti dai docenti della sinistra radicale che promuovono la controversa “Teoria critica della razza”: “Dicendo che non siamo diversi, che non vedete il colore, dite anche che non vedete la vostra ‘bianchezza’. Questo nega l’esperienza di razzismo delle persone di colore e la vostra esperienza di privilegio“, si legge sull’opuscolo distribuito durante il seminario. La conferenza, della durata di due ore, è stata tenuta da un educatore “alla giustizia sociale“, il professor Joey Oteng.
Bufera sul corso woke in Wisconsin
Il seminario fa parte dei discussi programmi “Dei” (acronimo che sta per “diversity, equity, and inclusion“, diversità, equità ed inclusione), adottati da università e aziende e già nel mirino dei governatori conservatori come Ron DeSantis in Florida e Greg Abbott in Texas che li hanno definiti “illegali” e contrastati in ogni modo. Corsi che più che formare, rappresentano una sorta di indottrinamento forzato, basato su “teorie” ultra-progressiste senza capo né coda. Un portavoce della Facoltà di Legge ha spiegato alla testata The Federalist che il seminario rientra trai compiti delle scuole di legge che forniscono ai loro studenti corsi e formazione su “pregiudizi, competenze interculturali e razzismo“. Alle matricole che hanno frequentato il seminario tenuto da Oteng è stato sottoposto un sondaggio altrettanto controverso, nel quale si chiedeva agli studenti di esprimersi sulle tematiche legate al razzismo e alle minoranze. Gli studenti della Facoltà di legge sono stati chiamari a rispondere alla domanda “se le persone di colore possono essere razziste“: la risposta “giusta”, naturalmente, era una sola, “no”.
“Le persone di colore non possono essere razziste”
“Definiamo innanzitutto il razzismo con questa formula: Razzismo = pregiudizio razziale + potere sistemico istituzionale. Dire che le persone di colore possono essere razziste nega lo squilibrio di potere insito nel razzismo” si legge nell’opuscolo distribuito agli studenti e intitolato “28 atteggiamenti razzisti comuni“. L’opuscolo prosegue spiegando che sì, “le persone di colore possono essere e hanno pregiudizi nei confronti dei bianchi. Questo fa parte del loro condizionamento sociale. Una persona di colore può agire in base ai pregiudizi per insultare o ferire una persona bianca”. Ma, prosegue il volantino, c’è una differenza tra essere feriti ed essere oppressi. “Le persone di colore, come gruppo sociale, non hanno il potere sociale e istituzionale per opprimere i bianchi come gruppo” sentenzia Oteng. Si insegna poi che l’unico rimedio alla discriminazione passata è la “discriminazione presente” (verso i bianchi). Come se la vendetta o la rivalsa fossero delle soluzioni. È la folle teoria dello storico afroamericano Ibram X. Kendi: per combattere la discriminazione del passato contro gli afroamericani occorre adottare la discriminazione contro i bianchi, ammettendo palesemente che si tratta di una “teoria” discriminatoria e dunque razzista. È l’ennesimo – e pericoloso – delirio dei crociati del politicamente corretto.