Se i perdenti vogliono dare lezione

Se i perdenti vogliono dare lezione

A La Repubblica – lo abbiamo scritto anche ieri – scoprono che un giornale non lo si giudica tanto dal suo padrone. Vero, il buon metro di giudizio, certamente obiettivo è il successo che ottiene, successo che non può che essere figlio della fondatezza, novità e onestà delle sue idee. Bene, detto che la crisi dell’editoria cartacea ha colpito e sta colpendo tutti i giornali (noi compresi ovviamente) non è un caso che negli ultimi anni il maggior tracollo di vendite lo ha registrato La Repubblica sulla cui prima pagina si è passati dagli elzeviri di Eugenio Scalfari ai rutti liberi di Massimo Giannini, l’ex direttore de La Stampa dalla quale fu cacciato pochi mesi fa perché a sua volta aveva battuto il record stagionale di copie perse per eccesso di trombonaggine e stupida faziosità. Insomma, un manipolo di perdenti cronici (nelle urne e nelle edicole) sta provando a ergersi a maestri di vita dispensando pagelle a destra (e non a manca) con argomenti da osteria e toni da crisi isterica (su di noi il giudizio è: «latrati di una famelica muta di cani»).

Signori come Giannini, per anni al soldo di un tangentista come Carlo De Benedetti e ora del turbo capitalista John Elkann (famiglia Agnelli, quella usa a privatizzare gli utili, meglio se in Svizzera, e mettere le perdite sul groppone dei contribuenti) ci spiega in queste ore, tra un insulto e l’altro, come prima Berlusconi e ora Giorgia Meloni siano stati e sono il male assoluto. Li capisco: da quando sono apparsi prima l’uno (oggi sono i trent’anni esatti dalla discesa in campo del Cavaliere) e poi l’altra, la sinistra non ha toccato di fatto palla e ha dovuto accontentarsi di galleggiare in un limbo sempre a caccia di salvagenti (Monti, Conte, Draghi) pur di non scomparire, e con lei i suoi giornali e giornalisti di riferimento diventati per disperazione i massimi esperti di fascismo, gay e trans oltre che adoratori e sponsor di una chiesa che va dai Soumahoro ai Ferragnez.

Essendo pure ignoranti, a La Repubblica non sanno che i cani lupo emettono latrati non per spaventare qualcuno ma solo per farsi sentire più forte e lontano. Stando così le cose, cari colleghi frustrati, lo consideriamo un complimento.

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