Le altre facce dei razzisti: uomo di colore e donna. La linea dura di Piantedosi

Le altre facce dei razzisti: uomo di colore e donna. La linea dura di Piantedosi

Nella brutta storia delle urla razziste contro Maignan sono spuntati anche una donna e un uomo di colore, entrambi over 40, da anni residenti in Friuli e con lavori regolari. Non ragazzini incapaci di capire il rilievo di atti ignobili verso il prossimo, ma persone adulte in grado (teoricamente) di comprendere la gravità di certi comportamenti. È la riprova di come l’ignoranza non sia frutto di un dato anagrafico, ma figlia di una miseria umana e culturale: una legge che, come dimostrano gli avvilenti fatti di Udine, non risparmia neppure le categorie-simbolo del buonismo tanto caro ai campioni del mainstream e del politicamente corretto. Per i nuovi quattro ultrà è scattato lo stesso provvedimento (5 anni di Daspo) disposto nei riguardi del primo tifoso incastrato da un video in cui urla per 12 volte «negro di m…» mimando il gesto della scimmia. Nei loro confronti l’Udinese ha ribadito che «andrà oltre i 5 anni previsti dal Daspo, inibendo a vita l’ingresso nel proprio stadio».

Intanto ieri al Viminale vertice tra il ministro dell’Interno Piantedosi, quello dello Sport Abodi, il presidente Figc Gravina e della Lega serie A Casini. Impegno comune: «Linea dura». Torna così ad essere evocato un «modello inglese» che preveda oltre alla chiusura degli stadi e delle curve, provvedimenti che rendano ancora più incisiva la risposta dello Stato. Tradotto: ipotesi arresto nei confronti chi commette o è complice di atti xenofobi. E c’è chi parla addirittura di «riconoscimento faccia». Lodevoli intenzioni che si rincorrono ormai da decenni finendo però nel dimenticatoio ogni volta che, all’indomani di un episodio di razzismo, le acque si calmano e la pressione mediatica cala; salvo poi far riemergere l’«emergenza» sulla spinta di nuovi casi. Un balletto grottesco. Anche perché il nostro codice penale non prevede l’arresto per un «buuuu» dagli spalti.

Ci sarà un cambiamento di rotta da parte del legislatore? Sarebbe auspicabile. Il ministro Abodi ieri è stato netto: «Non ci siamo incontrati per un caffè. Servono proposte, non polemiche». Adesso l’unica strada contro i «razzisti da stadio» – Daspo a parte – rimane la giustizia sportiva. Col rischio però di danneggiare i club collaborativi e la stragrande maggioranza dei tifosi per bene. Non a caso l’orientamento emerso dal summit è di non chiudere più le curve in caso di «reazioni virtuose» da parte della società. Come avvenuto a Udine: «Uno stadio con un impianto all’avanguardia – sottolinea il presidente della Lega serie A, Casini – che ha permesso di identificare i colpevoli».

Dal presidente della Figc, Gravina, «condanna per gli ululati a Maignan anche quando è rientrato in campo dopo averlo abbandonato qualche minuto per protesta. Fischi che hanno accompagnato e condiviso qualcosa che doveva invece essere deprecata. Bisogna sensibilizzare la tifoseria verso atteggiamenti positivi». Facile. Ma solo a dirsi… Dopo i buoni propositi arriveranno i fatti?

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