L’esecuzione capitale con inalazione di azoto. “Fermatevi, è tortura”

L'esecuzione capitale con inalazione di azoto. "Fermatevi, è tortura"

Per la prima volta al mondo un condannato a morte verrà giustiziato tramite un’inalazione d’azoto. Un metodo di esecuzione mai utilizzato, che lo stato americano dell’Alabama sostiene porti alla perdita di coscienza entro pochi secondi e alla morte dopo pochi minuti, mentre l’Onu ha paragonato a una forma di tortura. Quella di Kenneth Eugene Smith, condannato in via definitiva nel ’96 alla pena di morte per l’omicidio di una donna ordinato dal marito di lei, è anche la prima esecuzione dell’anno negli Usa, dove nel 2023 ne sono state eseguite 24, tutte con l’iniezione letale.

Il 17 novembre 2022 l’uomo è sopravvissuto a un primo tentativo di esecuzione, fallito all’ultimo minuto. E ora il caso è arrivato sino alla Corte Suprema, che ha respinto la richiesta di impedire all’Alabama di giustiziare i condannati con l’azoto. I giudici a maggioranza conservatrice si sono rifiutati di ascoltare la tesi dei legali del 59enne, per i quali un secondo tentativo di messa a morte, dopo i trami causati dal fallimento del primo, violerebbe le protezioni dell’ottavo emendamento della Costituzione contro punizioni crudeli e inusuali. A nulla sono valsi i numerosi appelli per bloccare la pena capitale con un metodo che per vari esperti equivale a una forma di tortura. Da ultimo quello dell’Alto Commissario Onu per i diritti umani, Volker Turk, il quale ha scritto alla governatrice repubblicana Kay Ivey affinché sospendesse questa pratica: «Credo che quello che succederà in Alabama sia assolutamente orribile… Nel 21° secolo il mondo dovrebbe sbarazzarsi di questo orribile modo di punire», ha detto in un’intervista a RaiNews24.

Lo Stato è uno dei tre negli Usa che hanno approvato le esecuzioni mediante inalazione di azoto, in cui la morte è causata dall’ipossia (mancanza di ossigeno), e addirittura nelle sue argomentazioni alla Corte Suprema ha spiegato che tale metodo «è forse il più umano mai inventato». Smith ha presentato ieri un ultimo disperato appello al massimo organo giudiziario americano quando già era iniziato il termine di 36 ore entro cui portare a termine l’esecuzione (durante la quale dovrebbe essere legato e costretto a respirare azoto puro da una maschera facciale, sino al soffocamento). L’uomo si trova da 34 anni nel braccio della morte nella prigione di Holman per aver ucciso nel 1988 Elizabeth Sennett su commissione del marito, un pastore con dei debiti che voleva riscuotere il premio dell’assicurazione e che poi si è tolto la vita. Nonostante il suicidio del consorte, la polizia è riuscita a risalire ai due assassini. Il complice di Smith, John Forrest Parker, è stato condannato a morte e giustiziato nel 2010. Mentre lui è stato condannato alla pena capitale una prima volta, ma il processo è stato annullato in appello. Durante il secondo procedimento nel 1996, 11 dei 12 giurati erano favorevoli all’ergastolo, ma il giudice ha annullato la decisione. Il primo tentativo di esecuzione oltre un anno fa con un’iniezione letale si trasformò in una vera tortura: i medici gli trafissero mani e braccia per più di un’ora con la siringa ma non riuscirono a trovare la vena, sospendendo poi il tutto per il rischio di non riuscire a rispettare i tempi previsti.

Solo poche settimane fa, dopo il monito di alcuni esperti secondo cui la maschera per l’azoto rischia di avere perdite provocando atroci sofferenze, lui si era detto «assolutamente terrorizzato».

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