Regionali, Meloni fa sponda con Tajani e apre a Forza Italia sul nodo Basilicata

Regionali, Meloni fa sponda con Tajani e apre a Forza Italia sul nodo Basilicata

Quasi due ore e mezzo di Consiglio dei ministri per dare il via libera a diversi provvedimenti: dalla trasparenza nella beneficenza (a seguito del caso Ferragni) fino agli anziani non autosufficienti, passando per le nuove norme fiscali, il rafforzamento della cybersicurezza nazionale e la partecipazione dell’Italia alle missioni internazionali. La riunione di Palazzo Chigi, però, per Giorgia Meloni è anche l’occasione per informare i ministri sul vertice internazionale Italia-Africa che si terrà domenica e lunedì a Roma, dove sono attesi almeno 23 capi di Stato e di governo per inaugurare il «piano Mattei». Un progetto che punta a mobilitare almeno quattro miliardi di euro di fondi italiani nei prossimi cinque-sette anni. D’altra parte, è questo il principale dossier su cui è concentrata la premier in questi giorni, che sul «piano Mattei» ha scommesso molto, coinvolgendo le principali società partecipate e immaginando un’azione che si muova in modo sinergico con altre iniziative a livello Ue.

Sullo sfondo, però, restano le questioni interne, dalla campagna elettorale – che è ormai di fatto iniziata – alle frizioni all’interno della maggioranza. Tra le altre cose, ieri il Consiglio dei ministri ha approvato l’election day per l’8 e 9 giugno, accorpando Europee e Amministrative. Anche Basilicata e Piemonte, ha spiegato il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, hanno i requisiti per rientrare, ma «lo devono decidere autonomamente». Improbabile, però, che la Basilicata aderisca, visto che il governatore uscente Vito Bardi sembra intenzionato a tenere le elezioni il 14 aprile.

Una partita, quella lucana, che si va sempre più caricando di un valore nazionale. Per certi versi un paradosso, visto che parliamo di una delle regioni italiane meno popolate (poco più di 500mila abitanti). Eppure, dopo il braccio di ferro tra Meloni e Matteo Salvini sulla Sardegna, è proprio sul candidato governatore della Basilicata che si stanno riversando le tensioni interne alla maggioranza. Fdi ha spinto fino a ieri per un civico d’area, mentre Forza Italia insiste su Bardi e la Lega continua a mettere sul tavolo il via libera al terzo mandato per i governatori (ieri è stato approvato quello per i sindaci dei Comuni entro 15mila abitanti). Eppure, proprio arrivando a Palazzo Chigi, il ministro Francesco Lollobrigida ha lanciato segnali di distensione spiegando che Bardi «ha ben governato» e «gli elettori premieranno il buon governo della Basilicata». Insomma, un decisa apertura a Forza Italia.

D’altra parte, Meloni non ha intenzione di alimentare tensioni con Antonio Tajani, peraltro in un momento delicato visto che il vicepremier è alle prese con i preparativi del congresso nazionale di Forza Italia in programma a Roma il 24 e 25 febbraio. Restano, invece, le fibrillazioni con Salvini. I vertici di Fdi, infatti, continuano a escludere il via libera al terzo mandato (che permetterebbe a Luca Zaia di ricandidarsi nel 2025) e insistono sul fatto che una delle tre grandi regioni del Nord – Lombardia, Piemonte e Veneto – dovrà essere ad appannaggio di Fratelli d’Italia. Meloni guarda soprattutto al Veneto, anche per ragioni legate alla tempistica con cui le tre regioni andranno al voto. D’altra parte, è il ragionamento della premier, i rapporti di forza nella maggioranza sono cambiati. E, per dirla con le parole di Fabio Rampelli, «anche Silvio Berlusconi lasciò a Umberto Bossi la Lombardia e il Veneto prendendo atto di un diverso equilibrio nella coalizione». Un ragionamento sul quale difficilmente sarà d’accordo Salvini, che in Veneto ha uno dei due principali serbatoi di voti della Lega.

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