Piccola rivoluzione nelle abitudini degli elettori italiani. Il prossimo election day, varato dal governo con apposito decreto e che individua un unico week end per accorpare elezioni europee, amministrative e regionali (Basilicata, Piemonte e Umbria), non si svolgerà come di solito nella giornata di domenica e nella mattinata di lunedì, bensì l’8 e il 9 giugno. Ovvero sabato pomeriggio a partire dalle 14 (e fino alle 22) e tutta la domenica (dalle 7 alle 23). Il decreto porta anche sostanziali novità sulla durata dei mandati dei sindaci. Per i comuni sotto i cinquemila abitanti non c’è più limite. Mentre i primi cittadini dei comuni fino a 15mila abitanti possono essere eletti per tre mandati.
Secondo il ministro per gli Affari regionali e le autonomie, Roberto Calderoli, si tratta di una storica vittoria della Lega. «È il coronamento di una storica battaglia leghista a difesa dei territori e dei cittadini – spiega il ministro al termine del Consiglio dei ministri che ha licenziato il decreto -. Finalmente raggiungiamo un traguardo che gli amministratori chiedono da tempo, dando risposta alle migliaia di piccoli Comuni interessati da questo provvedimento e tutti quegli enti locali che tramite l’Anpci (l’associazione che rappresenta i piccoli comuni, ndr) avevano sollecitato iniziative in questa direzione». «In passato, a causa dell’obbligo di ricambio e per impossibilità di candidature – ricorda Calderoli -, ci sono stati perfino casi di Comuni rimasti senza sindaco e costretti al commissariamento. Una cosa inaccettabile. Ecco perché sono fatto personalmente promotore di questa iniziativa con l’obiettivo di riconoscere e valorizzare la libera espressione della volontà popolare e, di concerto con il ministro Piantedosi, abbiamo voluto agire in tal senso, nel rispetto del popolo che è sempre sovrano».
Plaude la decisione del governo anche l’Anci che parla di «vittoria democratica». Per voce del suo presidente l’associazione che rappresenta i Comuni italiani chiede di estendere la regola dei tre mandati anche alle grandi città (ovvero ai comuni con più di 15mila abitanti). «Finalmente viene data una risposta positiva alla richiesta che da anni viene da tutti i sindaci e si sana, almeno in parte, un vulnus democratico che abbiamo sempre giudicato gravissimo – spiega Antonio Decaro – a questo punto diventa inevitabile andare fino in fondo, estendendo il numero dei mandati anche per i sindaci dei Comuni sopra ai 15mila abitanti». «Una volta chiarito che soltanto gli elettori devono avere il diritto di giudicare se i propri sindaci devono essere confermati o mandati a casa – conclude il sindaco di Bari -, una disparità di trattamento nei confronti di soli 730 comuni più grandi, sul totale dei 7896 comuni italiani, appare davvero incomprensibile e, forse, anticostituzionale».
Apprezzamento per la decisione viene espressa dai rappresentanti di tutti i partiti. L’azzurro Alessandro Cattaneo (già sindaco di Pavia) parla di «ottima notizia», mentre il suo collega di partito e capogruppo al Senato e responsabile enti locali di Forza Italia, Maurizio Gasparri, commenta: «È un punto di caduta corretto, frutto anche di un confronto politico che si è svolto in queste settimane».