Senza barriere commerciali con la Cina, i costruttori di auto degli altri Paesi «verrebbero sostanzialmente demoliti». L’amministratore delegato di Tesla, Elon Musk, lancia un messaggio «trumpiano» mentre l’ex presidente dei dazi, Donald Trump, sta dominando le primarie del Partito Repubblicano per cercare di tornare alla Casa Bianca. L’occasione è la presentazione dei conti trimestrali della casa delle auto elettriche che hanno deluso le previsioni degli analisti. Tra ottobre e dicembre, infatti, il gruppo ha realizzato un fatturato di 25,17 miliardi di dollari (+3% su un anno fa, ma le attese erano per 25,6 miliardi). Nel trimestre, il margine operativo è stato dell’8,2%, in calo dal 16% di un anno prima. L’utile netto di 7,93 miliardi incorpora un bonus fiscale eccezionale di 5,9 miliardi. Altrimenti, sarebbe stato di 2,4 miliardi (-39%).
Tesla ha consegnato il numero record di 1,8 milioni di veicoli nel 2023, ma nel quarto trimestre è stata superata dalla cinese Byd. E ha allarmato non poco i mercati (con il titolo in Borsa a inabissarsi fino al 10%) l’annuncio dell’azienda circa la crescita dei volumi nel 2024 che potrebbe essere «sensibilmente inferiore» a quanto osservato nel 2023. La frenata, oltre a un’economia prevista in rallentamento, è da collegare alla crescita dei produttori cinesi. «Quel che osserviamo in generale è che le aziende automobilistiche cinesi sono le più competitive al mondo», ha dichiarato Musk, quindi la dimensione del successo di Pechino dipende «da quali barriere tariffarie o commerciali verranno stabilite».
Tra i fornitori di Tesla c’è il produttore di seminconduttori italo-francese StMicroelectronics (-0,7% in Borsa dopo avere aperto in calo del 3,4%) che ieri ha divulgato i suoi conti trimestrali con un utile in calo a 1,07 miliardi di dollari nel trimestre (-13,8%) su ricavi a 4,28 miliardi. Anche in questo caso a deludere i mercati sono state le previsioni sul 2024, con un primo trimestre zavorrato proprio dalla debolezza del comparto auto.