– Avere ragione a volte è quasi fastidioso. E ricordarlo al lettore pure sciocco, ma stavolta diventa necessario. Qualche giorno fa, su questa rubrica, commentavamo il caso di Mike Maignan, il portierone del Milan uscito dal campo in protesta contro i cori ricevuti dal tifosi dell’Udinese. Dicevamo: il razzismo non va giustificato, ma negli stadi si insulta più per il gusto di farlo che per convinzioni razziste. Infatti ne sono vittima tutti, anche se in forme differenti: Maignan ha ricevuto ululati, Dino Zoff a suo tempo ogni tipo di improperi rivolti magari alla mamma, alla sorella o chissà cos’altro. Uno più grave dell’altro? No: “Insulti sono e insulti rimangono, anche se non c’entra la razza”. E infatti cosa si viene a scoprire oggi? Che tra gli autori degli ululati ci sono pure un uomo di colore (un nero razzista con un nero?) e una donna (il sessismo, il sessismo). Qui non resta che ridere, o piangere. Perché nel frattempo i soliti commentatori hanno versato litri di lacrime e di inchiostro per biasimare l’Italia xenofoba (Meloni! Meloni!) e domani non avranno il coraggio di ammettere di aver preso un bidone.
– Il caso peraltro ricorda tanto quanto successo con Daisy Osakue, ricordate? Accusarono Salvini di aver allevato un’Italia razzista per poi scoprire che l’uovo contro l’atleta l’avevano lanciato tre ragazzini scalmanati, tra cui il figlio di un esponente Pd.
– Giuliano Amato fa tenerezza, così come i giornali che gli vanno dietro. Al dottor Sottile chiedono di tutto: di come cambiare la Costituzione, di come andarono le cose ad Ustica e financo dotte analisi sul tennis. Onniscente. Non è che per caso può suggerirmi pure i numeri del Lotto?
– Se l’Italia non fa figli i motivi sono molteplici. Molto dipende da una questione culturale, visto che il matrimonio viene vissuto come il 41bis e la gravidanza come un fardello. Però un po’ è pure colpa del sistema: se una ragazza va al cinema con un neonato di 40 giorni, tenuto in fasce, non è possibile che venga fatto pagare il biglietto intero pure al pargolo. Ha ragione la neomamma a dire che questo “non è un mondo a misura di bambini”.
– Bisognerebbe assegnare una rubrica a Linda Repetti, il giardiniere dello stadio di Genova protagonista del simpatico coro “lascialo stare il tagliaerba, te la tagliamo noi”. Oggi viene intervistata da Repubblica e smonta tutta la retorica “sessista” di certe femministe isteriche, anche se il quotidiano non capisce (o fa finta di non capire). Dice: “La verità è che non mi ero sentita offesa da quel coro, e il casino mediatico mi era sembrato eccessivo. Non sono permalosa, vestivo da operaia. (…) Confesso: mi è scappato da ridere. Secondo me l’approccio era goliardico, non violento”. Ecco. La goliardia, lo scherzo, la capacità di ridere: tutte meraviglie che in onore al politicamente corretto abbiamo smesso di praticare. Linda salvaci tu.
– Altro appunto, sempre dal giardiniere donna (giardiniera no, altrimenti pare un alimento): “Non parlatemi di quote rosa, per favore – ha affermato – Trovo siano una cosa orribile, un modo con cui molti si lavano la coscienza”. La facciamo santa subito?
– Poi non lamentatevi se i cattolici non vanno più a Messa e quelli che insistono non sanno più che pesci prendere. Il Vescovo di Cosenza, con tutto il rispetto per monsignor Gianni Checchinato, accusa i parlamentari cattolici per aver votato l’Autonomia differenziata in Senato. “Hanno dimenticato la Scrittura, i Padri della Chiesa? Stanno dalla parte dei ricchi in maniera pregiudiziale?”. Ora: la Cei tentenna su matrimoni gay, gender, aborto, non dice nulla su Anna Maria Bigon destituita dal suo incarico nel Pd per non aver votato il fine vita, però s’impiccia di Lep e statuti regionali. Che senso ha? Il monsignore dovrebbe inoltre spiegare dove sta scritto nel Vangelo che l’Autonomia differenziata è frutto del demonio. E poi: se lo ricorda che la riforma del Titolo V l’hanno votata i “cattolici adulti” di Prodi e compagnia cantante?
– Il corteo pro Palestina nel giorno della Memoria è uno sfregio, senza dubbio. Ma una qualche ragione Beppe Sala ce l’ha: le manifestazioni si possono vietare solo per ragioni “di forza maggiore e di sicurezza”. Dunque spetta al prefetto decidere. Ma occhio a porre dei limiti alla libertà di espressione. Qui servirebbe solo un po’ di buonsenso da parte degli organizzatori.
– La storia di Fleximan sta raggiungendo vette inimmaginabili. Ma seriamente. Il comandante dei carabinieri di Padova ci fa sapere che hanno istituito una sorta di task force, che si coordina con i comandi delle città vicine, per prendere l’ignoto abbattitore di autovelox. Dal Triveneto arrivano sempre le storie giornalisticamente più appassionanti: prima l’Audi Gialla, che ha seminato il panico per giorni e giorni; poi Igor il Russo, riuscito a scappare sotto il naso delle forze speciali; e adesso Fleximan. Deve esserci qualcosa di speciale in zona.
– La notizia più importante di giornata ve la do per ultima. Anna Maria Bigon è la consigliera regionale del Pd che ha votato “in dissenso” dal suo gruppo sulla legge sul fine vita in Veneto, di fatto affossandola. Contro di lei s’era scagliato Alessandro Zan e pure Elly Schlein aveva definito quella scelta una “ferita aperta”. Beh: volete sapere cosa succede a chi esprime liberamente la propria opinione su temi etici nel Pd? Viene sollevata dall’incarico. La Bigon non è più vicesegretario provinciale per “scelta politica” del segretario Franco Bonfante. Una punizione bella e buona a cui ora dovranno, si spera, reagire in qualche modo i cattolici Pd. Nel partito di Elly si viene silurati per aver difeso la vita secondo i propri convincimenti personali: è accettabile? Qui si processano le idee e Graziano Delrio, che parla di un “brutto segnale”, dovrebbe agire di conseguenza. La scelta è locale e non nazionale, ma una cosa è certa: tra i cattolici dem e la cerchia Schlein se ieri non correva buon sangue, oggi va pure peggio.