“L’Italia è il Paese che amo. Qui ho le mie radici, le mie speranze, i miei orizzonti“. 26 gennaio 1994. E chi se lo scorda. Trent’anni fa, come oggi, cambiava la nostra storia. Erano le 17.30 – lo stesso orario nel quale pubblichiamo questo articolo – e sui teleschermi degli italiani appariva Silvio Berlusconi, già allora stimato imprenditore nonché fondatore di Fininvest, per un dare un annuncio destinato a stravolgere il panorama politico conosciuto sino a quel momento: “Ho scelto di scendere in campo e di occuparmi della cosa pubblica perché non voglio vivere in un Paese illiberale, governato da forze immature e da uomini legati a doppio filo a un passato politicamente ed economicamente fallimentare“. Più che un programma elettorale, una missione.
Da quel momento, il Cavaliere non si sarebbe occupato d’altro. La rivoluzione liberale, il progetto di un’Italia più moderna ed efficiente, il cambio di passo rispetto ai paradigmi partitici del passato: in quel video, trasmesso in primis dal Tg4 e poi dalle altre emittenti, c’era già tutto. “Scesi in campo per evitare che il Paese cadesse nelle mani di una sinistra ancora comunista“, confidò Berlusconi 25 anni più tardi. La clamosorsa mossa, sbeffeggiata con una certo fastidio dalla solita intellighenzia, fu capita al volo dalla maggioranza degli italiani, che pochi mesi dopo – il 27 marzo del 1994 – al voto consacrarono Forza Italia come primo partito. Un colpaccio che in molti, tra i progressisti, non perdonarono mai al Cavaliere.
“Le nostre sinistre pretendono di essere cambiate. Dicono di essere diventate liberaldemocratiche. Ma non è vero. I loro uomini sono sempre gli stessi, la loro mentalità, la loro cultura, i loro più profondi convincimenti, i loro comportamenti sono rimasti gli stessi. Non credono nel mercato, non credono nell’iniziativa privata, non credono nel profitto, non credono nell’individuo“, disse Berlusconi in quel famoso discorso di trent’anni fa. La verità di quelle parole la si sarebbe compresa appieno negli anni a venire, quando l’opposizione al Cavaliere si trasformò in un vero e proprio accanimento personale intriso di odio e di pregiudizi.
Eppure, quel discorso fu l’inizio di una storia davvero nuova: Silvio Berlusconi è stato quattro volte premier ed è rimasto a Palazzo Chigi per 3340 giorni (oltre nove anni, in tutto). È stato il politico rimasto più a lungo a capo del governo nella storia repubblicana, l’unico leader aver presenziato a tre vertici dei grandi del mondo come presidente del Paese ospitante: nel 1994 a Napoli, nel 2001 in Sardegna e nel 2009 a L’Aquila. La sua è stata una grande storia politica, non priva di colpi di scena e di difficoltà. Di battaglie e di rivincite. Sempre con quello spirito che ancora oggi, quando putroppo il Cavaliere non c’è più, suscita ottimismo. “L’Italia è il Paese che amo“. Quante volte dovremmo ricordarcelo.