La sommossa dei tunisini è scattata nel pomeriggio di ieri, anticipata da un’insofferenza covata da giorni. Nel centro migranti di Trapani, situato sulla contrada Milo, un gruppo di nordafricani ha dato vita a una rivolta che portato scompiglio nella struttura sino a richiedere l’intervento delle forze dell’ordine. Secondo quanto ricostruiscono le cronache locali, gli ospiti del Cpr avrebbero dato in escandescenze per protestare contro il provvedimento di rimpatrio ormai esecutivo per ventinove loro connazionali. L’allarme sarebbe scattato attorno alle 14.30, quando i responsabili dei disordini hanno accatastato materassi e scatole di cartone, appiccando il fuoco.
La rivolta dei migranti nel Cpr
Le fiamme – informa Telesud – si sono propagate rapidamente: il fumo ha così invaso il centro per migranti, mettendo in pericolo l’incolumità degli ospiti e quella degli addetti alla struttura. L’episodio, secondo quanto si apprende, sarebbe avvenuto a seguito di crescenti tensioni verificatesi già nei giorni precedenti. Per sedare la sommossa si è reso pertanto necessario l’intervento degli agenti di polizia, mentre i vigili del fuoco erano impegnati a spegnere i principi d’incendio. Non ci sono stati feriti, fortunatamente, ma il Centro per il rimpatrio è stato gravemente danneggiato.
Ora indagini avviate dall’autorità serviranno a ricostruire le dinamiche della sommossa e a individuarne i protagonisti, che rischiano l’incriminazione per i reati di incendio doloso e danneggiamento. Intanto la situazione in contrada Milo, dove fino ieri erano trattenuti 145 ospiti di nazionalità tunisina, marocchina e egiziana rimane incandescente.
Le accuse dalla Ong
Sui social, però, l’Ong Mediterranea Saving Humans ribalta completamente la narrazione e punta il dito contro le forze dell’ordine, accusandole di “violenze contro le persone migranti“. Al riguardo, sull’account dell’organizzazione umanitaria si legge: “Negli ultimi tre giorni, nel CPR di Trapani, situato in frazione Milo, le persone detenute sono costrette a dormire all’adiaccio, dopo l’incendio che ha reso inagibile gran parte della struttura“. Inoltre viene rimproverato alle forze dell’ordine di aver risposto alle proteste dei migranti “con lancio di lacrimogeni e cariche che hanno causato feriti“. L’ulteriore accusa è quella di reprimere con la violenza “ogni forma di protesta e dissenso” all’interno dei Cpr. Nessuna parola di condanna, però, è stata espressa sulle modalità non troppo pacifiche della contestazione a Trapani. Le autorità – scrive però Mediterranea – “negano che stia accadendo qualcosa all’interno del centro, ma sembra che tutte le persone rinchiuse nel Cpr siano state trasferite altrove“.
Il Pd interroga Piantedosi
E, sulla scia di quanto lamentato da Mediterranea, anche il Pd si è mobilitato. I senatori dem Nicita, Furlan e Rando hanno infatti depositato un’interrogazione urgente al Ministro dell’interno. “Secondo alcune fonti, a seguito di un incendio tutti i trattenuti, circa 140 persone, sarebbero stati spostati nell’unica sezione risparmiata dalle fiamme, ‘vivendo da giorni esposti a pioggia, freddo, intemperie, senza un tetto a coprirli o un materasso su cui dormire, costretti in più di cento a dividersi servizi e docce pensati per dieci‘”, si legge nell’istanza del Partito Democratico. Inoltre – concludono i parlamentari dem – “si sarebbero verificati diversi episodi di proteste represse duramente“. Gli interroganti chiedono pertanto di “ricevere urgentemente informazioni dettagliate sulla situazione attuale, sulle condizioni delle persone trattenute, sulle misure adottate“.
Cucchi: “Cpr sono lager”
Dura anche la presa di posizione della senatrice di Alleanza Verdi e Sinistra, Ilaria Cucchi. “Quello che sta avvenendo a Milo è la dimostrazione che i Centri di permanenza per i migranti sono luoghi di privazione dei diritti fondamentali, lager dove non sono rispettati gli standard minimi, dove non c’è nessun rispetto per le persone trattenute e per i diritti fondamentali dei migranti“, ha accusato l’esponene politica, chiedendo che venga risolta al più presto la situazione a Milo e che “questi posti vengano chiusi definitivamente“.
Secondo quanto si apprende, tuttavia, i trasferimenti si sarebbero resi necessari proprio a causa conseguenze delle rivolte, che avrebbero ridotto di parecchio il numero dei posti disponibili a motivo della dichiarata inagibilità di alcuni locali danneggiati. A indignare i progressisti, però, sembra più il fatto che quelle sommosse siano state fermate.