Il raid coi droni e la raffineria in fiamme: il blitz di Kiev in territorio russo

Il raid coi droni e la raffineria in fiamme: il blitz di Kiev in territorio russo

L’Ucraina continua ad attaccare in profondità nel territorio russo. Nella notte tra martedì 24 e mercoledì 25 gennaio, i droni di Kiev hanno colpito la raffineria di petrolio nella città di Tuapse, nel sud della Federazione. Stando a quanto riferito da una fonte della sicurezza a France Presse, “l’unità primaria di trattamento del petrolio, vale a dire le colonne del vuoto e quelle atmosferiche, è stata danneggiata“.

Secondo Rbc-Ukraine, l’assalto di velivoli senza pilota ha provocato “due potenti esplosioni” e un incendio che è stato domato solo attorno alle 4.35 locali (2.35 italiane). “L’unità di aspirazione era in fiamme. Secondo le prime informazioni, non ci sono state né vittime né feriti“, ha riferito Sergeti Boiko, capo del distretto della città. L’operazione è stata orchestrata e portata a termine dall’Sbu, i servizi segreti di Kiev, che hanno riferito ai media la loro intenzione di “continuare ad attaccare installazioni che non sono importanti solo per l’economia russa, ma forniscono anche carburante alle truppe nemiche. Ci saranno altre sorprese, il lavoro sistematico continua“.

La raffineria di Tuapse si trova a più di 400 chilometri dal fronte e produce circa 240mila barili al giorno di nafta e combustibili destinati a Turchia, Cina, Malesia e Singapore. Nei video diffusi sui social durante la notte, si vedono fiamme luminose e colonne di fumo che attraversano il complesso di proprietà del colosso Rosnfet. Nelle ultime due settimane, l’Ucraina ha rivendicato la responsabilità di una serie di attacchi alle infrastrutture energetiche russe, definendola una “giusta” ritorsione per i bombardamenti delle forze armate di Mosca alla propria rete di rifornimento di carburante ed elettricità.

La strategia adottata da Kiev ha molteplici obiettivi, oltre a quello prettamente militare e di indebolimento dell’economia della Federazione. Puntare a bersagli così lontani dalla zona dei combattimenti permette alle autorità ucraine di dimostrare che la Russia non è in grado di difendere i propri territori e che, dopo due anni di conflitto, il Paese invaso ha ancora la capacità non solo di difendere il proprio territorio, ma anche di passare all’offensiva. Elementi di guerra psicologica, questi, volti sia a colpire il morale dell’esercito nemico e della popolazione, sia a smuovere gli alleati occidentali nel tentativo di ripristinare il flusso di armi ed equipaggiamento che ha permesso alle forze armate di resistere alla pressione delle truppe di Vladimir Putin dal febbraio del 2022.

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