Il fumo che ieri mattina si è alzato dai sobborghi di Yablonovo si trasformerà in una cortina impenetrabile dentro la quale Russia e Ucraina continueranno a scambiarsi accuse. Il fumo è quello che si è levato in aria dai rottami di un aereo militare di Mosca Ilyushin 65, abbattuto intorno alle 8.15 da due missili Patriot su territorio russo. Kiev pochi istanti dopo ha pubblicato un video su Facebook della carcassa del velivolo, sostenendo di aver annientato un aereo che trasportava missili per i sistemi di difesa aerea S-300. Mosca per tutta risposta ha invece fatto sapere che a bordo c’erano 65 militari ucraini, portati a Belgorod per uno scambio, 6 membri dell’equipaggio e 3 accompagnatori. A quel punto la notizia diffusa dallo stato maggiore dell’esercito di Kiev è stata cancellata dai social, rimpiazzata in serata da un comunicato del generale Zaluzhny, che non ha parlato né di missili né di soldati, ricordando però che verrà abbattuto «qualsiasi aereo militare russo che sorvola lo spazio aereo tra Belgorod e Kharkiv. Trasportano missili che uccidono la nostra gente».
Il braccio di ferro verbale si è protratto per tutta la giornata, riportando alla mente, nello scambio di accuse, il 17 luglio di 10 anni fa, quando un Boeing della Malaysia Airlines venne abbattuto (morirono 298 persone) da un missile terra-aria Buk vicino a Donetsk, in territorio controllato da separatisti filo-russi. Tre ufficiali di Mosca furono condannati all’ergastolo da un tribunale olandese.
In questo caso le responsabilità sono chiare, semmai resta da comprendere se ci fossero o meno soldati sul velivolo, anche perché dalle immagini diffuse si scorge solo un corpo in lontananza. Mosca sostiene che era in programma uno scambio di 192 prigionieri ucraini e altrettanti russi, e che 65 degli ucraini si trovavano sull’aereo abbattuto.
In coda all’Ilyushin c’era un altro aereo, con a bordo altri 80 soldati di Kiev, che dopo l’abbattimento del primo ha invertito la rotta. Per il presidente della Duma Volodin gli ucraini «hanno ucciso i loro stessi uomini e i nostri piloti che svolgevano una missione umanitaria. Noi colpiamo solo armi nemiche». Con riferimento alla distruzione del sistema missilistico terra-aria italo-francese Samp-T, avvenuta ieri alle porte di Avdiivka.
Il quotidiano di Mosca Ria Novosti ha cercato di inchiodare Kiev pubblicando una lista dei prigionieri a bordo dell’aereo, ma uno dei nomi contenuti è quello di Maksym Kovalenko, tornato a casa il 3 gennaio.
Qualcosa non torna, ma Lavrov, che ha chiesto una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza Onu, parla di «atto criminale del regime di Zelensky». Un po’ di chiarezza potrebbe averla fornita la testata anti-Putin The Insider, citando una fonte che avrebbe familiarità con le procedure di scambio dei prigionieri e che accusa i russi di «non aver avvertito sulle modalità del trasporto. Di solito vengono concordate in anticipo per poter prevedere il cessate il fuoco». A Insider si aggrappa il capo degli 007 di Kiev Budanov, convinto che «è stata un’azione pianificata dalla Russia per destabilizzare la situazione in Ucraina e indebolire il sostegno internazionale al nostro Paese. Non ci hanno chiesto la sicurezza dello spazio aereo».
In serata Mosca ha «vendicato» l’abbattimento dell’Ilyushin con un massiccio attacco aereo su Odessa e Hirnyk (Donetsk). Almeno 4 civili sono morti.