Gli attacchi a vuoto di Schlein e Conte. Il sondaggio gela Elly: il Pd cala se si candida

È fatta: Schlein s'è cestinata, Sinner non vada a Sanremo e Mattarella: quindi, oggi...

Elly contro Giorgia, Giuseppi (come lo chiamava il rimpianto amico Trump) contro Elly e Giorgia. Il question time con la premier, a Montecitorio, diventa l’occasione per l’ennesima gara tra la segretaria del Pd e il capo dei Cinque Stelle su chi si aggiudica la palma di oppositore che riceve le maggiori attenzioni da parte del capo del governo. Schlein, forte della preferenza implicitamente accordatale da Palazzo Chigi con la decisione di accettare il faccia a faccia tv al femminile, si era prenotata già martedì mattina per interrogare Giorgia Meloni nel «premier time» televisivo di ieri pomeriggio. Argomento scelto: la sanità.

Subito è scattata la rincorsa di Giuseppe Conte, che ha fatto sapere che ci sarebbe stato anche lui, in sede di replica dopo l’interrogazione sul patto di stabilità (ribattezzato dai grillini «pacco», con arguzia lessicale di stampo travagliesco) affidata a un sottoposto. Meloni non risparmia l’ex avvocato del popolo, accusandolo di averle lasciato in eredità un «disastro» con il mega-deficit causato da superbonus: «Soldi gettati al vento per pagarsi la campagna elettorale». Conte si indigna: «Lei è ossessionata dal Superbonus perché vuol gettare fumo negli occhi degli italiani». Ma nella foga di surclassare la rivale dem si fa prendere la mano, alza i decibel e affastella confusamente gli argomenti nei pochi minuti a disposizione: «Piuttosto ci dica come intende portare la pace in Ucraina e a Gaza, invece delle armi. E spieghi perché le mammografie sono rinviate al 2025, mentre noi abbiamo portato i soldi del Pnrr. Lei è un re Mida all’incontrario». Il punto non è chiarissimo.

Poi tocca a Elly, frivola camicia con le rouches sotto un severo gessato. Racconta di aver ricevuto «un messaggio da una donna la cui madre è malata oncologica» che non può fare la tac (i messaggi o gli incontri in autogrill con gente del popolo afflitta dal tema del giorno sono un topos ricorrente nel discorso schleiniano) e elenca le drammatiche carenze del sistema sanitario. Meloni contraccusa imputando ai «dieci anni» di governi di sinistra i tagli di spesa e ironizza: «È un atto di stima chiederci di risolvere i problemi che voi non avete risolto».

Schlein ribatte indignata: «Ma lei è a Palazzo Chigi per dare risposte concrete o per continuare a fare opposizione scaricandole su altri?». Poi precisa: «Io comunque al governo non ci sono ancora stata». E quell’«ancora» la dice molto lunga. En passant, la premier disinnesca anche il tentativo Pd di metterla in difficoltà con una mozione (ancora tutta da scrivere, causa confusione interna) sul riconoscimento della Palestina. Rispondendo alle vibranti lamentazioni anti-Israele del rossoverde Fratoianni, Meloni si dice stupita dall’unilateralismo («Si omettono i massacri, gli stupri, i rapimenti di Hamas») e taglia corto: «Non sono d’accordo con Netanyahu che dice no a uno Stato palestinese, ma il riconoscimento non può essere unilaterale: va di pari passo con il diritto all’esistenza e sicurezza di Israele».

Intanto un nuovo sondaggio di Euromedia Research valuta l’impatto delle candidature dei leader alle Europee. Se quella di Meloni farebbe guadagnare al suo partito meno di un punto percentuale (dal 28,5% al 29,3%), quella di Schlein farebbe addirittura perdere mezzo punto al Pd: dal 19,5% al 19%. Non proprio un segnale di incoraggiamento.

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