Abbattuta la palazzina Liberty di via Crema, ora la procura di Milano apre un’inchiesta

Screenshot Google Maps

Lo scorso aprile, le ruspe sono entrate in azione in via Crema a Milano per abbattere un piccolo gioiello di architettura Liberty risalente al 1926. Un’operazione che ha sollevato il malumore degli abitanti del quartiere, particolarmente affezionati a quell’edificio, al posto del quale verrà costruito l’ennesimo edificio moderno che ospiterà uffici e immobili di lusso. Uno sfregio alla storia della città che ora grida vendetta, come testimonia l’apertura di un’inchiesta da parte della procura di Milano. Non si sa molto della storia di quella villetta ma, secondo quanto si diceva nel quartiere, figlio delle storie riportate di generazione in generazione, quell’edificio a due passi da Porta Romana potrebbe essere stata la residenza milanese del generale Carlo Badoglio, uno dei più noti condottieri dell’Esercito Italiano.

Sebbene, a quasi 100 anni di età, potesse a tutti gli effetti essere considerato come un edificio storico per Milano, non risultavano sulla sua costrizione vincoli della Soprintendenza. Pertanto, la proprietà ha optato per il suo abbattimento senza colpo ferire. Per la sua tutela si era mosso anche Vittorio Sgarbi ma, purtroppo, non essendoci ufficialmente vincoli, non esisteva alcun vincolo al quale i proprietari erano tenuti ad attenersi. Il quartiere ha fatto di tutto per evitare che si compisse quello che, universalmente, viene considerato uno “scempio” urbanistico. “La nostra sensazione è che la proprietà si sia affrettata ad abbattere l’edificio quando si è accorta che noi cittadini stavamo cercando di bloccare il progetto. Inoltre quando sono iniziati i lavori, intorno al cantiere non è stata messa alcuna protezione: avevamo le case invase dalla polvere“, ha raccontato una residente del quartiere al Corriere della sera quando il villino è stato abbattuto.

La Procura di Milano ha aperto un’inchiesta per capire come sia stato possibile procedere con l’abbattimento di un edificio storico, non pericolante. Purtroppo questo non servirà a nulla, quel gioiellino architettonico è andato perso per sempre in nome di un edificio che non potrà di certo ricalcarne la bellezza ma probabilmente servirà a salvare altre costruzioni da simili interventi. Purtroppo, infatti, il villino di via Crema non è l’unico che ha subito questa sorte. I casi più recenti, sempre al vaglio della procura di Milano, sono quelli del palazzo di piazza Aspromonte e le Torri del parco Lambro.

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