La Corte d’Appello dello Stato della Città del Vaticano ha condannato don Gabriele Martinelli a 2 anni e 6 mesi di reclusione con l’accusa di corruzione di minori. Una sentenza che ribalta quella in primo grado del 6 ottobre 2021 che aveva assolto il giovane prete dell’Opera don Folci. Un processo reso possibile da un provvedimento ad hoc emesso dal Papa il 29 luglio 2019 che aveva rimosso la causa di improcedibilità in base alla legge in vigore ai tempi dei fatti contestati. La vicenda era diventata di dominio pubblico a seguito dei servizi televisivi realizzati da Gaetano Pecoraro sul programma di Italia 1 Le Iene a partire dal novembre 2017.
I fatti
Le molestie sessuali sarebbero avvenute all’interno dello Stato della Città del Vaticano, nel preseminario San Pio X istituito nel 1956 da Pio XII per ospitare giovanissimi provenienti dalle diocesi di tutta Italia in vista di una possibile vocazione sacerdotale. I fatti contestati si collocherebbero tra il 2007 e il 2012, quando il giovane originario di Chiavenna frequentava l’istituto di orientamento vocazionale di cui è stato rettore fino al 2014 monsignor Enrico Radice dell’Opera don Folci e assolto con lui nella sentenza di primo grado per prescrizione dal reato di favoreggiamento nel caso di una lettera inviata all’allora vescovo di Como monsignor Diego Coletti, nella quale si definivano le accuse contro Martinelli prive di fondamento.
Il primo a parlare a Le Iene era stato un giovane polacco di nome Kamil che aveva frequentato il preseminario ed aveva raccontato a Pecoraro delle violenze contro un suo compagno per mano del futuro sacerdote Martinelli. Quest’ultimo, infatti, era stato ordinato sacerdote nel giugno del 2017, insieme ad altri 4 seminaristi, dal vescovo di Como e futuro cardinale Oscar Cantoni. Ai tempi del primo servizio di Pecoraro, il neosacerdote era stato nominato da Cantoni vicario parrocchiale della Comunità pastorale di Valle, Colorina, Fusine, Cedrasco, Sirta Rodolo e Alfaedo. E proprio nell’ambito di questo incarico che l’inviato delle Iene lo aveva incontrato chiedendogli conto dell’accuse riferite al periodo del preseminario in Vaticano. Dopo i servizi televisivi, c’erano stati alcuni provvedimenti disciplinari che avevano portato il giovane prete ad un “esilio” in un monastero in Valle d’Aosta e poi in una struttura comasca. Il vescovo di Como, ascoltato in udienza nel processo di primo grado, aveva difeso Martinelli ammettendo che su di lui erano arrivate segnalazioni relative ad una sua “condotta sessualmente inappropriata” ma che nessuno si era lamentato da quando si trovava nella diocesi di Como ed aveva attribuito ad “una tendenza omosessuale transitoria legata all’adolescenza” le precedenti segnalazioni. Nel processo, Martinelli si era difeso sostenendo che all’interno delle camere del Preseminario in Vaticano sarebbe stato impossibile avere rapporti sessuali, mentre il suo accusatore L.G. ha sostenuto di essere stato costretto a subire rapporti sessuali e masturbazione dall’imputato dal 2007 al 2012 in virtù del ruolo di autorità di cui avrebbe beneficiato per la sua presunta vicinanza all’allora rettore monsignor Radice. Sia Martinelli sia la presunta vittima erano all’epoca minorenni.