L’assalto alla sede di Pro Vita e Famiglia e Roma per mano delle femministe e dei partecipanti al corteo di sabato pomeriggio contro la violenza sulle donne è stato riprovevole. E lo è stato ancor di più il silenzio, che tutt’ora persiste, di Elly Schlein, presente al corteo di “Non una di meno”. Il segretario del Partito democratico non ha speso una parola contro l’assalto compiuto dalle “compagne” in fucsia e qualcuno potrebbe anche avanzare l’ipotesi di un silenzio-assenso ideologico, visto che in altre occasioni non ha perso tempo per condannare, giustamente, azioni violente come questa e anche meno. Ma c’è un elemento in più che è emerso in queste ore, che è stato denunciato da Jacopo Coghe di Pro Vita e Famiglia.
“Oggi, nel recarci presso la nostra sede di Pro Vita e Famiglia dopo i violenti e criminali attacchi transfemministi di ieri durante la manifestazione contro la violenza sulle donne di ‘Non una di meno’, abbiamo rinvenuto un piccolo ordigno esplosivo dentro i nostri uffici, fortunatamente non entrato in funzione. Siamo sconvolti da questo vero e proprio atto terroristico, volto a intimidirci“, è la denuncia di Coghe tramite i social. La violenza riversata contro la sede dell’organizzazione, che è stata protetta dall’assalto da un cordone di poliziotti in tenuta antisommossa, contro i quali le femministe non hanno mancato di riversare altra violenza, sia fisica che verbale, è la dimostrazione dell’ipocrisia di questi movimenti, che hanno spesso carattere violento. E per violenza si intendono anche gli slogan che sono stati scanditi durante il corteo e gli attacchi contro il “patriarcato”, che si trasformano in violente espressioni contro il maschio, bianco ed etero.
“Quanto accaduto tra ieri e oggi dimostra letteralmente l’ipocrisia dei movimenti femministi e transfemministi che hanno sfruttato i recenti fatti di cronaca per portare avanti un’azione intimidatoria contro la nostra onlus. Una violenza ancor più ingiustificata vista l’attività della nostra associazione: la tutela della vita dal concepimento alla morte naturale, la promozione della famiglia e la tutela della libertà educativa dei genitori“, prosegue Coghe nel suo intervento. Ringrazia le forze dell’ordine e chiede con ancora più forza un intervento da parte del sindaco di Roma e del segretario del Partito democratico.
“Quanto successo è un attacco non solo a noi ma alla libertà di pensiero e alla democrazia stessa, per questo rimanere in silenzio e non condannare il gesto significherebbe essere complici e avallare i gesti di questi criminali“, si legge ancora nella nota. Le indagini sono state affidate alla Digos di Roma. Da una prima ricostruzione la molotov sarebbe stata introdotta all’interno degli uffici attraverso un vetro rotto nella parte superiore della saracinesca d’ingresso, proprio ieri nel corso del blitz.