Niente sconti sulla beneficenza. I cascami giudiziari che hanno travolto Chiara Ferragni (accusata di truffa per il pasticcio sul pandoro Balocco) costringono l’esecutivo a intervenire sul confine tra la beneficenza pavoneggiata sui social e i guadagni effettivi che finiscono in tasca agli influencer. La bozza del disegno di legge che domani sarà sul tavolo del governo sancirebbe, secondo le indiscrezioni trapelate ieri, un principio sacrosanto: «I consumatori hanno diritto di ricevere dai produttori e dai professionisti un’adeguata informazione». Se io penso che una parte dei soldi con cui compro un prodotto vada in beneficenza, devo sapere quanto e come.
Nel testo circolato ieri si fisserebbe alcuni paletti: i produttori o i professionisti devono riportare sulle confezioni dei prodotti «il destinatario dei proventi della beneficenza, le finalità a cui sono destinati i proventi e l’importo complessivo destinato alla beneficenza, se predeterminato, ovvero la percentuale del prezzo di vendita o l’importo destinato alla beneficenza per unità di prodotto». Tutte queste informazioni vanno comunicate al Garante per la concorrenza e il mercato, che deve conoscere quanto e quando (massimo tre mesi) sarà effettivamente elargito ai destinatari della beneficenza.
Per i furbetti dovrebbero scattare le sanzioni, sempre in capo all’Authority: che ci sia un reato o semplicemente una pratica commerciale scorretta, si pagheranno dai 5mila ai 50mila euro, aumentati fino a due terzi nei casi di maggiore gravità, con la pubblicazione su una sezione ad hoc del sito internet del produttore o del professionista, su uno o più quotidiani o mediante «ogni mezzo ritenuto opportuno» dei provvedimenti sanzionatori. Chi dovesse reiterare la violazione si vedrà l’attività sospesa «da un mese a un anno».
Intanto al Senato prende forma la riforma della giustizia. Sarà la relatrice della commissione di Palazzo Madama, Giulia Bongiorno, a riferire in Aula sul ddl Nordio. «La nuova giustizia sarà finalmente calibrata sui diritti del cittadino», sottolinea il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto. Il Guardasigilli, che sabato 27 gennaio sarà all’apertura del nuovo anno giudiziario della Corte d’appello di Brescia, non fa mistero di voler procedere speditamente con l’iter: abolito l’abuso d’ufficio, ricalibrato il perimetro sulle intercettazioni (anche tra legale e assistito), ripristinati i diritti degli imputati e i limiti alla custodia cautelare e rivista l’informazione di garanzia, venendo incontro alle doglianze Ue sulla presunzione d’innocenza troppo spesso calpestata, si lavora alla impubblicabilità integrale delle ordinanze (ad oggi prevista «per riassunto») riformulando l’articolo 114 del codice di procedura penale. «È un bavaglio», lamenta il sindacato dei giornalisti. Dimentico dei troppi innocenti alla gogna.