Il rullo di tamburi è atteso per le 15 di oggi alla Camera. Poi via a un confronto-scontro che è destinato ad accompagnarci fino alle Europee del 9 giugno. Lo spartito sarà Giorgia Meloni contro Elly Schlein, con Giuseppe Conte che farà il possibile per trovare spazio in un braccio di ferro che – per ragioni diverse – sia la premier che la segreteria del Pd vogliono custodire gelosamente per loro.
La prima perché è ben consapevole che la segretaria dem è l’avversario più facile da aggredire, non solo per capacità comunicative ma anche perché è a capo di una truppa sfilacciata, con posizioni distanti su questioni chiave (vedi il Medio Oriente) e dove sono in tanti a sperare che finisca schiacciata e ridare fiato alla cosiddetta «ditta» (copyright di Pier Luigi Bersani). Non è un caso che Meloni citi spesso Schlein e l’abbia pure sfidata a un confronto televisivo a due. A differenza di Conte, che ha alle spalle un partito monolitico e anche una comunicazione più efficace.
La seconda, la leader del Pd, all’inizio è stata titubante, conscia del fatto che la disfida è uno strano all in nel quale è altamente improbabile vincere. Schlein – almeno stando ai sondaggi – si muove tra due scenari: il pareggio e la sconfitta. Il secondo metterebbe in crisi la sua segreteria, ma il primo la rafforzerebbe non poco. Di qui la scelta di giocarsela comunque vada. Dicendosi pronta al confronto tv e candidandosi anche lei capolista alle Europee. Come Meloni, che sul punto temporeggia scientificamente, anche lei però preferisce non ufficializzare una scelta che gli staff dei rispettivi partiti danno per «quasi scontata».
Tornando al rullo dei tamburi, oggi a Montecitorio andrà in scena una prima prova generale del duello. Meloni è attesa alla Camera per il cosiddetto premier-time, il question time parlamentare del presidente del Consiglio. Il secondo in due mesi dopo quello dello scorso 23 novembre al Senato (il terzo da quando siede a Palazzo Chigi, perché l’esordio fu a Montecitorio il 15 marzo 2023). Un’accelerazione che in Fdi molti suppongono legata alla campagna elettorale che, nei fatti, è ormai iniziata. Anche oggi, insomma, l’attesa è per una Meloni scoppiettante e pronta a replicare ai quesiti che le porranno le opposizioni. Come di consueto, infatti, le interrogazioni presentate dai partiti di maggioranza saranno per nulla ostili.
Anche se, va detto, la scelta di Schlein di concentrarsi sui tetti di spesa per l’assunzione del personale sanitario non è propriamente un fronte che accende lo scontro. È vero che rientra nella campagna che il Pd vuole portare avanti in vista delle Europee, con tanto di tour per gli ospedali italiani, ma difficilmente oggi sarà un tema che conquisterà le prime pagine. Sarà invece Nicola Fratoianni (Alleanza verdi e sinistra) a interrogare la premier sulla ben più spinosa questione del conflitto tra Israele e Palestina (su cui Avs non è diviso come il Pd), mentre il M5s si concentrerà sulla riforma del Patto di stabilità (con Conte che interverrà solo in sede di replica). Poi +Europa sui risarcimenti alle vittime delle stragi naziste e Azione che punterà su Stellantis, chiedendo alla premier «se intende convocare John Elkann» per chiedergli conto delle delocalizzazioni della ex Fiat. È un vecchio cavallo di battaglia di Carlo Calenda, è vero. Ma, dopo la polemica della premier con la famiglia Agnelli-Elkann, anche un gigantesco assist per Meloni.