Giuseppe Conte cavalca la «questione morale». Fratelli d’Italia risponde con un dossier interno in cui vengono rinfacciati all’avvocato «tutti gli indagati per cui non ha detto nulla». Dai colleghi del M5s alle persone più vicine all’ex premier. Da Beppe Grillo a Virginia Raggi e Chiara Appendino. Dal «suocero» di Conte Cesare Paladino all’ex socio e collega dello studio Alpa Luca Di Donna. Nel testo a uso interno dei parlamentari, scovato dall’Adnkronos, si ripercorrono tutte le vicende giudiziarie che hanno coinvolto il M5s o amici di Conte. Lo stesso leader pentastellato che l’11 dicembre 2023, in una lettera a Repubblica, «ha attaccato Giorgia Meloni per le inchieste giudiziarie che coinvolgono alcuni membri dell’esecutivo, parlando di questione morale».
«Nella sua carriera politica il leader pentastellato non ha usato lo stesso pugno duro quando si è trovato di fronte ad indagati del suo partito, o quando si è trovato lui stesso sotto inchiesta», viene fatto notare nel documento di Fdi. Insomma, Conte «la questione morale avrebbe dovuto farla valere innanzitutto per sé stesso». E qui il riferimento è all’avviso di garanzia ricevuto nel 2020 dall’avvocato per la gestione del Covid e l’indagine del 2023 per epidemia colposa e omicidio colposo sulle misure adottate da Conte nelle prime fasi della pandemia. Vicende concluse con l’archiviazione. È andata diversamente, invece, all’ex sindaca di Torino Chiara Appendino, ora vicepresidente del M5s e deputata. Appendino, come si legge nel dossier, è stata condannata in primo grado e in appello per «omicidio, lesioni e disastro colposi» per la calca di Piazza San Carlo del 2017. Poi c’è Raggi: indagata per abuso d’ufficio sullo stadio della Roma e accusata di calunnia e false informazioni rese ai Pm in merito al bilancio della municipalizzata Ama. E ancora, il processo a Beppe Grillo per traffico di influenze sul caso Moby-Onorato e le accuse di peculato e abuso d’ufficio all’ex commissario Covid Domenico Arcuri sulle mascherine. Fdi va avanti con Di Donna, sotto indagine per traffico di influenze illecite. Senza dimenticare il padre della compagna di Conte, l’imprenditore Cesare Paladino, che, secondo il partito di Meloni, «ha beneficiato» di una norma del Dl Rilancio del Conte II relativa alle sanzioni amministrative e non penali di alcuni illeciti commessi nel settore alberghiero. Nel documento è citato anche il deputato calabrese Riccardo Tucci, rinviato a giudizio per frode.
Il dossier di Fdi manda su tutte le furie i vertici del M5s. Conte sceglie di non replicare direttamente, ma fonti grilline bollano il testo come «un dossier farlocco destinato ai parlamentari che vanno nei talk show». «È un dossier fuffa, una minestra riscaldata», ribadiscono a Il Giornale dal Movimento. Il M5s respinge le accuse sui nomi esterni al partito. «Quanto agli altri casi, il Presidente Conte ha già replicato, in modo diretto e trasparente», continuano gli stellati. Secondo il M5s, per Fdi, «la questione morale è un terreno inesplorato», su cui Meloni «sta ancora zitta». «Conte è uscito a testa alta dall’inchiesta di Bergamo», continuano le fonti dei Cinque Stelle. Che sottolineano: «Noi non invochiamo l’immunità parlamentare, né la prescrizione».