Undici articoli e 23 materie per ridisegnare le competenze delle Regioni e realizzare il cavallo di battaglia della Lega, sostenuto dalla maggioranza. Il disegno di legge sull’autonomia differenziata firmato dal ministro leghista Roberto Calderoli ottiene il semaforo verde dal Senato tra le proteste delle opposizioni, che accusano il centrodestra di spaccare l’Italia, e passa alla Camera. L’obiettivo dell’esecutivo è incassare l’ok definitivo prima delle elezioni europee di giugno. Un provvedimento cardine nel capitolo riforme del governo Meloni, insieme con il premierato, che definisce le procedure per raggiungere le intese tra lo Stato e le Regioni che chiedono l’autonomia differenziata. Il ddl di fatto vuole dare piena attuazione all’articolo 116 della Costituzione, in base a cui alle Regioni a statuto ordinario possono venire attribuite forme di autonomia in 23 materie. Dalla Salute all’Istruzione, dallo Sport all’Ambiente, e poi Energia, Trasporti, Cultura, Commercio Estero.
Per evitare squilibri tra Nord e Sud nei servizi ai cittadini la possibilità di ottenere una o «più forme di autonomia» è subordinata alla determinazione dei Lep, i «Livelli Essenziali di Prestazione», che stabiliscono lo standard di servizio minimo che deve essere garantito ai cittadini su tutto il territorio nazionale. Insomma, i diritti civili e sociali – come istruzione, sanità ecc – vanno tutelati nel passaggio di competenze delle Regioni. Ed è dalla determinazione dei Lep che si partirà per capire i costi e i fabbisogni standard delle singole Regioni, con una ricognizione della spesa storica dello Stato in ogni Regione nell’ultimo triennio. Viene infatti precisato nel pacchetto normativo, che il trasferimento delle funzioni sarà concesso solo dopo la determinazione e il finanziamento dei Lep. Il governo entro 24 mesi dall’entrata in vigore del ddl, firmerà uno o più decreti legislativi che poi passeranno alle Camere, che si esprimeranno entro 45 giorni.
È sempre la Regione a fare la richiesta di attribuzione di ulteriori forme di autonomia, e solo dopo aver consultato anche gli enti locali. La procedura per l’intesa fra Stato e Regione durerà almeno 5 mesi, inclusi i 60 giorni concessi alle Camere per l’esame delle richieste. Le intese potranno durare fino a dieci anni rinnovate o terminate prima, con un preavviso di almeno 12 mesi. La richiesta va trasmessa al premier e al ministro per gli Affari regionali che avrà il compito di avviare il negoziato. Ma solo dopo il via libera del Mef, perché sono necessarie le risorse finanziarie da assegnare alla Regione. Dopo che la Conferenza unificata avrà dato il parere, lo schema di intesa preliminare passa alle Camere che si esprimono entro sessanta giorni. E comunque solo dopo il parere della Conferenza unificata si arriva allo schema di intesa definitivo.
L’Autonomia differenziata prevede anche la possibilità per le Regioni di trattenere il gettito fiscale legato alle erogazioni del servizi sul proprio territorio. Per evitare che ci siano anche squilibri economici fra le Regioni che aderiscono all’autonomia e quelle che non lo fanno, sono previste misure perequative.
L’amministrazione regionale può a sua volta attribuire le nuove competenze a Comuni, Province e Città metropolitane. Sono previsti nel tempo verifiche e monitoraggi sul raggiungimento dei livelli essenziali delle prestazioni.
Toccherà poi alla Commissione paritetica Stato-Regione-Autonomie locali, individuare le risorse necessarie per l’esercizio da parte della Regione della nuova autonomia. II finanziamento dovrà, comunque, essere basato sulla compartecipazione regionale ad uno o più tributi erariali. Sul tema del finanziamento, il ddl mira anche ad assicurare un’autonomia di entrate delle Regioni a statuto ordinario attraverso la fiscalizzazione dei trasferimenti statali, prevista per altro anche dal Pnrr.
A garanzia dei servizi ai cittadini, c’è anche la clausola di salvaguardia per l’esercizio del potere sostitutivo del governo, quando gli enti locali si rivelino inadempienti sulla tutela dei livelli essenziali dei diritti civili e sociali.