Tensione altissima al Senato. Con 110 sì, 64 no e 3 astenuti, l’Aula ha dato il via libera all’autonomia differenziata del ministro Roberto Calderoli. Ora il provvedimento passerà alla Camera, la speranza della Lega è quella di ottenere l’ok definitivo in tempo per le elezioni europee. Ma la sinistra è in rivolta: quello di oggi è un giorno triste per l’Italia, il coro unanime. La protesta è iniziata già a Palazzo Madama, con l’inno di Mameli e con i cartelli con la bandiera tricolore spuntati dai banchi del Partito Democratico.
Subito dopo l’ok del Senato, Elly Schlein e Giuseppe Conte hanno chiamato alla mobilitazione dentro e fuori dal Parlamento. La sinistra è già pronta a un referendum abrogativo. La segretaria del Partito Democratico ha messo nel mirino il premier Meloni: “La nazionalista Giorgia Meloni vuole passare alla storia per essere la presidente del Consiglio che ha spaccato l’Italia. E’ una giornata molto pesante. Meloni avvera il sogno secessionista della Lega. Ha ceduto a questo orrendo baratto per fini politici, per la riforma del premierato che cancella la Repubblica parlamentare, mettendo a repentaglio l’unità nazionale”. Il solito ritornello che va avanti da mesi con l’obiettivo di denigrare l’esecutivo, senza numeri o fatti a sostegno della tesi.
L’autonomia differenziata è la legge “Spacca Italia”, secondo la dem Anna Ascani, che ha definito il ddl Calderoli come un semplice mezzo per accontentare la Lega, con tanto di frecciatina tendenziosa al premier: “Menomale che Meloni non era ricattabile“. A dir poco muscolare l’ex governatore del Lazio Nicola Zingaretti: “La destra al Senato ha approvato una legge che spacca l’Italia. Una scelta contro la quale continueremo a combattere per difendere la nostra Patria. Avanziamo una richiesta ai rappresentanti dei partiti che si chiamano ‘Forza Italia’ e ‘Fratelli d’Italia’: cambiate nome. Traditori dell’Italia vi si addice di più”.
Sulla stessa lunghezza d’onda i 5 Stelle. Conte ha definito l’autonomia un progetto scellerato, con Meloni impegnata a spaccare il Paese e a svendere il Sud a Salvini. Accuse non corroborate da fatti, ma semplici attacchi strumentali:“Cade la maschera: non ci sarà nemmeno un centesimo per finanziare i servizi essenziali nei territori più fragili, visto che il progetto è vincolato all’austerità di bilancio. Rischiamo di avere 20 sistemi regionali in ordine sparso che danneggeranno anche il Nord, con imprese che dovranno fronteggiare un caos amministrativo. Si condannano tanti cittadini a sentirsi italiani di serie B, abbandonati a se stessi, con sanità e servizi essenziali al collasso”. Riflettori accesi sul Mezzogiorno per l’ex presidente della Camera Roberto Fico, che parla di destra anti-meridionalista:“Ancora una volta questo governo dimostra di non aver nessun interesse per la crescita e le prospettive del nostro Mezzogiorno […] E i senatori del Sud che hanno votato questo provvedimento si sono assunti una enorme responsabilità che peserà sui destini del Meridione”.