Atessa (Chieti) Sorride Carlos Tavares, in visita al sito che produce i veicoli commerciali di Stellantis ad Atessa, in Val di Sangro. Ma basta poco per far emergere il suo nervosismo. E lo si capisce ancora di più da come rompe il ghiaccio nell’incontro con i giornalisti («risponderò in inglese, ma sto imparando abbastanza in fretta la vostra bella lingua…») e dalle parole dirette «ai 40mila dipendenti di Stellantis in Italia che lavorano molto duramente per adattare l’azienda alla nuova realtà decisa dai politici», ma senza specificare di quale appartenenza.
Sollecitato a replicare alle parole del premier Giorgia Meloni («Non accetto lezioni sull’italianità da chi ha venduto la Fiat ai francesì») in risposta alla Repubblica controllata da Gedi che fa capo a John Elkann, l’ad di Stellantis tira subito in ballo la forza lavoro, con l’intenzione di mostrare una salda intesa: «Non credo che i miei dipendenti italiani abbiano apprezzato questi commenti e non penso di dovere rispondere». Tavares, sempre più teso, ha quindi commentato con stizza la volontà, espressa dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, di cercare una realtà del settore automotive disposta a investire in Italia. «Se il governo – ha precisato – vuole introdurre una concorrenza a Stellantis in Italia, lo faccia, è una loro scelta. Noi siamo pronti a lottare, ma se la lotta sarà molto dura, bisogna essere anche pronti alle conseguenze. Siamo pronti a competere, poi valuteranno se si tratta di una scelta giusta. Siamo qui, in Italia, per fornire mobilità pulita e sicura».
In vista della conferma, da parte di Urso, del piano incentivi, attesa l’1 febbraio, a denti stretti Tavares ha definito come «una buona notizia» la misura che prevede sostegni anche all’acquisto di auto usate Euro 6. Per poi puntualizzare e battere cassa: «Abbiamo chiesto al governo di sostenerci nella produzione di veicoli elettrici. Vogliamo raggiungere il traguardo di 1 milione di veicoli prodotti, ma dobbiamo avere sostegni alla produzione. Da 9 mesi chiediamo un sostegno per la vendita di veicoli. Vorrei ringraziare il governo che lancerà a febbraio gli incentivi, ma abbiamo perso 9 mesi».
Secondo l’ad di Stellantis gli ecobonus serviranno anche a ridurre il surplus di costi generato dall’elettrificazione. «Dobbiamo digerire un costo aumentato del 40%, ecco la realtà brutale. E siamo sulla buona strada per ridurli grazie alla competenza di dipendenti e manager». Quindi, l’appello ai fornitori: «La struttura dei costi di un veicolo è fatta dall’85% dei componenti; i nostri fornitori dovranno a loro volta ridurre i costi del 40% per contribuire a questa riduzione e garantire la tecnologia dei motori elettrici».
Insomma, l’ennesima dimostrazione di come la transizione energetica verso il «tutto elettrico» dal 2035, messa in piedi dall’attuale Commissione Ue, è stata decisa su basi puramente ideologiche. Tra l’altro, il presidente del Ppe al Parlamento europeo, il tedesco Manfred Weber, ha dichiarato che se il suo gruppo, alle prossime elezioni Ue in giugno, dovesse ottenere la maggioranza, «la promessa è quella di annullare lo stop ai motori endotermici approvato nell’attuale legislatura».
Tornando alla visita di Tavares ad Atessa, accompagnato da Jean-Philippe Imparato, responsabile di Alfa Romeo e anche di Pro One, la nuova Business unit dei veicoli commerciali di Stellantis, è arrivata la rassicurazione su Melfi («lo stabilimento non è a rischio e ne garantiremo la stabilità, a prescindere dai modelli che faremo». Confermato l’investimento per la gigafactory di Termoli.