La sua immagine nel cuore dei telespettatori è famosa tanto quanto quella del Festival, a lui è strettamente legato, che per decenni lo visto protagonista con la sua bacchetta e la barba bianca che hanno fatto del maestro Beppe Vessicchio un punto fermo delle quattro serate dell’Ariston. Quest’anno però non sarà presente con quel suo sorriso, i gesti garbati da uomo d’altri tempi e in un’intervista all’Agi ha spiegato anche il perché.
Compositore, elaboratore e in ultimo “maestro”
A differenza di quello che si può pensare, tra i tanti “titoli” quello di Maestro d’Orchesta è quello più riconoscibile, ma sicuramente il meno gradito da Vessicchio: “Mettiamola così – spiega – se dovessi rinunciare ad uno di queste qualifiche (compositore, direttore d’orchestra e arrangiatore) sacrificherei senza alcuna esitazione quella di “direttore” perchè ciò che mi appaga veramente è il “giocare” nel costruire architetture sonore, quindi è il ‘comporre’”.
Eppure la grande notorietà, mettendo da parte l’indubbia bravura, è arrivata per lui proprio grazie all’iconica frase: “dirige l’orchestra il maestro Peppe Vessicchio“, risulta quindi curioso il suo pensiero, ma Vessicchio spiega nell’intervista, qualcosa che sfugge a chi da telespettatore si limita ad ascoltare: “Siamo nell’era dove la narrazione visiva sovrasta qualunque altro linguaggio. Sposta tanti valori. La gente di norma dice “la canzone di Mina”, “la canzone di Bocelli”, “il pezzo di Mengoni” sorvolando sulla autentica paternità dei brani semplicemente perchè quello che ha visto, e continua a vedere, è la loro faccia abbinata a quella musica. Quindi Peppe Vessicchio direttore fa ombra a se stesso in quanto elaboratore e orchestratore del brano che si esegue. Lei pensi all’aria “Nessun dorma” di Puccini; non sa quante volte ho sentito chiamarla “Vincerò” di Pavarotti“.
Niente Festival di Sanremo
Il discorso cade poi inevitabilmente sul Festival di Sanremo dove Vessicchio quest’anno non sarà presente: “Non ho lavorato per nessuno degli artisti che è stato invitato all’Ariston quindi è automatico che io non sia coinvolto nel Festival. – racconta – L’attuale scena discografica è cambiata, molto, rispetto ad una decina di anni fa. Anche quelle competenze alle quali un’azienda del settore, oppure un artista, facevano riferimento per la scelta di un arrangiatore-direttore sono cambiate. Prima per garantirsi una trascrizione efficace, un interlocutore capace di dialogare con una struttura professionale complessa come l’orchestra (sono più di sessanta professori laureati nel proprio strumento) l’industria si riferiva a riconosciute figure professionali. Direttore e professori parlavano la stessa lingua”.
Come sono cambiate le cose anche nella musica
“Oggi i computer – continua il maestro – con i quali si realizza gran parte della musica in commercio, ti permettono di veder trascritto e stampato ciò che hai suonato con una tastiera per simulare i suoni dell’orchestra classica. I vantaggi della tecnologia sollevano quindi anche l’orchestra nel dipendere dal gesto di chi sale sul podio perchè, già da un bel po’ di tempo, quasi tutti i brani utilizzano sequenze pre-registrate sulle quali ci si può appoggiare“.
Non ci sono più i “maestri” di una volta
È quindi sotto gli occhi di tutti quanto la tecnologia abbia preso il sopravvento anche in questo ambito. E a proposito di questo, partendo da una indiscrezione che gira per i corridoi, sembra che qualcuno si sia lamentato della poca preparazione dei maestri d’orchestra presenti al Festival, tanto da poter pensare che chiunque possa in qualche modo azzardarsi a dirigere la splendida orchestra presente all’Ariston: “Le sequenze pre-registrate salvano la faccia a tutti -dice Vessicchio – l’orchestra non può rifiutarsi di assolvere al proprio compito e poi c’è la speranza di essere riconfermati. Forse al teatro dell’Opera, al Regio di Parma o all’Accademia di Santa Cecilia non sarebbe così ma è chiaro che quasi nessuno dei frequentatori del podio di Sanremo si avventurerebbe in quelle zone senza la sicurezza delle proprie capacità…“.
Il dispiacere di non esserci
Sicuramente i telespettatori sentiranno la mancanza di Vessicchio, ma lui la sentirà della sua orchestra: “Sono sincero – risponde – non mi mancherà il dirigere al Festival ma piuttosto mi mancherà non poter essere in quel luogo e proprio in quella settimana, dove la convivialità con i colleghi, gli incontri, gli scambi di opinioni, i pronostici e le chiacchiere sui retroscena hanno per tanti anni scandito una festività da condividere con i tanti appassionati di questo lavoro. Comunque cercherò di seguirlo perchè mi interessa comprendere che direzione prenderà la manifestazione. Ci saranno altre carte in tavola, cose nuove, salterà fuori altro e… la vita va avanti“.