Il caso del pandoro di Chiara Ferragni non ha ancora ottenuto l’attribuzione di un magistrato di competenza, considerando la disputa in corso tra Milano e Cuneo per la territorialità. Entrambe le procure hanno iscritto l’influencer e Alessandra Balocco nel registro degli indagati per truffa aggravata da minorata difesa, ed entrambe sostengono di essere competenti sul caso. Ma l’ultima decisione dovrà essere della Cassazione che, nei prossimi giorni, dovrà dirimere la questione. In questo contesto si inserisce la nuova iscrizione nel registro degli indagati per Ferragni per altri due casi diversi, quello delle uova di Pasqua Dolci Preziosi e quello della bambola Trudi.
Il procuratore Eugenio Fusco sostiene che i tre casi siano collegati, un reato continuato frutto di un “unico disegno criminoso“. Ciò significa che nella lettura della procura di Milano a cui fa capo Fusco, le tre fattispecie per le quali Ferragni è stata iscritta nel registro degli indagati configurano un unico reato. Per questa ragione la competenza dovrebbe essere lasciata a Milano, in considerazione del fatto che la procura di Cuneo sarebbe competente solamente, ed eventualmente, per il caso del pandoro Balocco, considerando che l’azienda dolciaria ha sede a Fossano. Con questo rapporto, la procura di Milano ha chiesto alla Cassazione di vedersi attribuire il caso a scapito di Cuneo e la decisione è attesa a breve.
Ma mentre la procura del capoluogo lombardo sta cristallizzando questi tre filoni dell’inchiesta per truffa aggravata, l’ultimo esposto presentato dal Codacons all’Antitrust potrebbe mettere le basi per aprirne un quarto, relativo a un’operazione compiuta nel 2020 da Chiara Ferragni con Oreo. Quattro anni fa, infatti, l’influencer non solo è stata testimonial per il noto marchio di biscotti (che ha creato una limited edition brandizzata), ma con esso ha creato anche una capsule collection in edizione limitata con il suo marchio, i cui proventi sarebbero dovuti andare a un progetto benefico.
Con i tre filoni già cristallizzati e un quarto in configurazione, l’ipotesi che esista un “sistema” collaudato si fa più concreta. L’aggravante sul reato di truffa è stata una strada quasi obbligata per la procura per poter procedere d’ufficio contro l’influencer e molti avvocati sono scettici sul fatto che possa reggere durante il dibattimento. Se non dovesse essere riconosciuta, anche nel caso in cui ci fosse la condanna (il che non è certo scontato, anzi) il reato subirebbe una derubricazione importante e le conseguenze sarebbero minime per Ferragni. Ben più gravi sono quelle reputazionali che ha già iniziato a subire con il contraccolpo mediatico della vicenda.