40 anni di Macintosh: così è nato un mito

40 anni di Macintosh: così è nato un mito

Dal “freddo” e anche un po’ spaventoso oggetto utilizzato soprattutto negli uffici, al più “caldo” computer da usare non soltanto per lavoro, ma anche a casa e da chiunque, compresi bambini ed anziani. Così 40 anni fa, martedì 24 gennaio 1984, venne presentato il Macintosh, il primo computer che ti diceva “ciao” (hello) non appena lo accendevi, che ha rivoluzionato l’immagine, la forma e anche la modalità di utilizzo: “per tutti”, dei computer, diventando anche un apprezzato oggetto di design.

Buon compleanno

Il primo punto fondamentale, che gli appassionati della “Mela”, ricordano sicuramente, è il fatto che il Macintosh, fu il primo computer “intuitivo” da poter utilizzare subito, non appena tolto il cartone dell’imballaggio e inserita la spina, senza dover prima fare corsi o leggere voluminosi libretti delle istruzioni. Una data, quella del 24 gennaio del 1984 che ha segnato una vera e propria rivoluzione non solo dell’informatica, ma, si potrebbe azzardare, anche per l’umanità, consegnando nelle mani di tutti, e non di pochi ingegneri o esperti, la possibilità di fare un passo avanti velocizzando la propria vita e accendendo a conoscenze fino ad allora in possesso di un ristretto numero di persone.

La presentazione

Storica rimase anche la presentazione nella sala conferenze di una scuola pubblica di Cupertino, vicino alla sede della Apple. Sul palco c’era Steve Jobs allora 29enne e lontano da quello che anni dopo, lasciandola come sua eredità, pronunciava la famosa frase “Stay Hungry. Stay Foolish” (siate affamati e siate folli), ma con una “brama” di successo e una capacità incredibile di mostrare quanto il suo prodotto fosse rivoluzionario.

Un video, ripreso da uno dei presenti, mostra quando Jobs fosse un genio non soltanto nella creazione ma anche nella divulgazione: “Avete visto alcune foto del Macintosh, ma vorrei mostrarvelo di persona“, disse mostrando poi un parallelepipedo chiuso in uno zaino. La meraviglia pesava 8 chili e non aveva parti da montare, fili complicati o pezzi da aggiungere. Poi Jobs lascia a “lui” la parola, perché proprio come fosse qualcosa di alieno quell’oggetto “parlava”.

A lui, il vero mago, non restò che coccolarlo raccontandone i bellissimi caratteri di scrittura, le forme arrotondate e non aggressive come quelle degli altri computer e i colori, anche se erano solo 2, il bianco e il viola, vera rivoluzione che ne fece anche un aggetto di design. “È bello stare finalmente fuori da quello zaino, volevo dirvi di non fidarvi mai di un computer che non potete trasportare”, disse quel papà premuroso sulla sua preziosa creazione.

Pensate al risultato e non al prezzo

Sembra folle ora, con le rigide restrizioni commerciali, eppure Jobs prima di presentare il prodotto, che non fu certo semplice creare, disse ai suoi collaboratori di non preoccuparsi per il costo: “Non fate compromessi, pensate al prodotto, i profitti seguiranno“, un folle o un visionario alla luce dei progressi fatti da Apple in questi ultimi 40 anni.

Mai fermarsi davanti ad un fallimento

Altra cosa rivoluzionaria, da cui oggi bisognerebbe imparare, fu quella di non arrendersi mai davanti ad un insuccesso. Il Mac, proprio quello tirato fuori dallo zaino da Jobs, non ebbe come si potrebbe pensare quel grande successo. È vero che fu aiutato da una pubblicità che andrebbe studiata ora nei corsi di marketing, ma alla fine vendette 70 mila unità nei primi quattro mesi, meno di quelli che ci si aspettava, per ragioni che andavano dalla memoria al prezzo al software. Ma fu proprio questo primo insuccesso che lo fece poi diventare grande.

Lo spot televisivo

Fu Ridley Scott l’autore dello spot televisivo del Mac dal titolo 1984, liberamente ispirato al romanzo di George Orwell e al film Blade Runner diretto dallo stesso regista due anni prima. Fu proiettato durante la pausa pubblicitaria del Super Bowl il 22 gennaio di 40 anni fa. Aveva come protagonista un’atleta che gettava un martello contro l’immagine tv a schermo gigante di un dittatore, il Grande Fratello. “Capirai perché il 1984 non sarà come 1984“, diceva, a ragione, alla fine. E questo merita davvero di essere rivisto.

Leave a comment

Your email address will not be published.