I vergognosi insulti razzisti nei confronti di Mike Maignan hanno prodotto una duplice reazione: da una parte la condanna unanime del mondo del calcio e la solidarietà verso il portiere del Milan; dall’altra una sguaiata uscita della solita sinistra che senza pensarci due volte ha voluto incentrare la discussione sulla politica. Anche sui social diversi utenti rossi hanno avvertito il bisogno di sfogarsi, sostenendo che un clima del genere sarebbe stato creato dal governo guidato da Giorgia Meloni. Peccato però che i tristi episodi razzisti si siano sempre verificati a prescindere dal coloro dell’esecutivo di turno.
Caso Maignan, la proposta di Ruotolo
Poteva mai il Partito democratico sottrarsi dal quotidiano esercizio di proporre soluzioni salvifiche? E infatti ecco che è arrivata puntuale la proposta avanzata da Sandro Ruotolo, secondo cui sarebbe un errore pensare che i protagonisti siano “solo pochi idioti” perché – sempre dal suo punto di vista – da anni gli stadi del nostro Paese “sono pieni di insulti e cori razzisti“. Il responsabile Informazione e Cultura nella segreteria nazionale del Pd ha invitato l’intero sistema ad assumersi le proprie responsabilità e ha indicato la strada da seguire: sconfitta a tavolino ai danni della squadra di chi compie atti razzisti e interruzione definitiva della partita.
Sull’interruzione della partita si può trovare un terreno di condivisione, visto che viene meno la serenità del giocatore vittima di insulti basati sul colore della propria pelle. Ma prevedere la sconfitta a tavolino sarebbe un errore: perché bisognerebbe punire un’intera squadra e un’intera dirigenza per gesti deplorevoli commessi da alcuni tifosi? La responsabilità è personale, non collettiva e non può riversarsi su chi – nei fatti – dovrebbe fare i conti con punti persi in classifica. Sta alle società, proprio come ha fatto l’Udinese, condannare l’accaduto e magari mettere in campo durissime sanzioni verso chi si è macchiato di razzismo.
Soumahoro va all’attacco
Il caso che ha coinvolto Maignan ha fatto segnare il ritorno sulle scene di Aboubakar Soumahoro, che si è fatto trovare pronto nell’impugnare lo scettro di moralismo chiamando in causa il centrodestra e tirando in ballo alcuni provvedimenti che portano la firma del governo. Il deputato, per anni dipinto dalla sinistra come suo nuovo paladino, ha parlato di “clima politico” e ha chiesto di riflettere sul contesto in cui tutto ciò è avvenuto.
“Quale messaggio dà la politica, a partire dal momento che approva provvedimenti che, di fatto, sono una sorta di accompagnamento ad atteggiamenti di deriva razzista, per non dire intollerante, verso i diversi? Quando si adottano provvedimenti, come quello che possiamo definire il decreto Cutro, o la deportazione dei migranti in Albania o la legge Bossi-Fini? Quando la politica rimane in silenzio di fronte a un atteggiamento chiaramente e dichiaratamente fascista, come quello che si è visto a seguito dei fatti accaduti durante la manifestazione di Acca Larentia?“, è stata la bordata di Soumahoro. Un attacco condito da inesattezze, luoghi comuni e accuse irricevibili.
Il deputato entrato alla Camera con gli stivali ha elencato diverse situazioni come se avessero un legame con i cori razzisti indirizzati a Maignan. Dove vuole arrivare? Vuole per caso insinuare che le azioni del governo abbiano influenzato una parte dei tifosi spingendoli a rendersi protagonisti di vicende razziste? Giusto condannare, doveroso prendere le distanze, indispensabile essere rigidi e inasprire i provvedimenti già previsti. Ma la sinistra, tra proposte bislacche e lezioncine, eviti di sparlare.