Sabato sera ci saranno solo un’ora e poco più di un chilometro di distanza a separare due ex direttori musicali della Scala. Riccardo Muti (1941) è atteso alla Scala alle ore 20 per dirigere la Chicago Symphony Orchestra, mentre Daniel Barenboim (1942) è sul podio del Conservatorio dalle ore 21, alla testa della Filarmonica della Scala per le prove aperte in occasione del Giorno della memoria per il concerto ufficiale di lunedì al Piermarini. Ai due pesi massimi della direzione, il primo smagliante e il secondo un po’ più acciaccato, si aggiunge il pianista delle meraviglie: Daniil Trifonov, alla Scala mercoledì prossimo. Ecco fatto il triumvirato. Gennaio si chiude in bellezza nella Milano che, fra alti e bassi, continua ad essere il faro dell’offerta musicale più intrigante del Paese. E non solo per quanto accade nel teatro massimo: piglia tutto, attenzioni e sponsor compresi, con gran rammarico delle stagioni di musica da camera che nonostante i cartelloni di valore e gli sforzi per comunicarli finiscono ahimè nel cono d’ombra scaligero.
Quella di sabato è la penultima tappa del tour di Muti alla testa della Chicago, un lusso orchestrale che il Maestro ha condotto stabilmente dall’autunno del 2010 alla primavera del 2023 e del quale è ora direttore musicale emerito a vita. Ha tessuto le tredici stagioni di integrali, prime esecuzioni assolute, progetti speciali sul territorio, un’opera all’anno: un tassello determinante nella vita dell’uomo e artista Riccardo Muti che una volta chiusa la collaborazione con la Scala (1986-2005) si è dedicato senza risparmio, come è uso fare, alle sue tre creature predilette. Che sono Chicago, i Wiener con cui tra l’altro eseguirà la Nona di Beethoven in occasione dei due secoli dal battesimo e l’orchestra giovanile Cherubini.
Alla testa di quella splendida macchina espressiva che è la Chicago, con zenit negli ottoni, Muti dirigerà a Milano la fantasia sinfonica Aus Italien di Richard Strauss e la Quinta Sinfonia di Sergej Prokof’ev. Il giorno prima è a Torino mentre lunedì 29 sarà a Roma. Prima, altre 11 tappe in sette Paesi, con debutto al Palais des Beaux Arts di Bruxelles, quindi Philharmonie di Parigi, Essen e Lussemburgo, l’Alte Oper di Francoforte, la Philharmonie di Colonia, il Musikverein di Vienna e la National Concert Hall di Budapest. L’italica terna pone un sigillo sulla 35ª tournée europea e la 64ª internazionale di quest’Orchestra classe 1891.
Daniel Barenboim iniziava a collaborare con la Scala nel 2007, assumendo il ruolo di Direttore musicale dal 2011 al 2014. Un mandato che non ha avuto l’intensità di quello del predecessore Muti, per il quale la Scala fu una seconda pelle, poiché Barenboim sempre si è mosso lungo l’asse Milano-Berlino dove fino all’anno scorso è stato al timone della Staatsoper Unter den Linden. Lunedì, torna alla Scala per il secondo concerto della stagione della Filarmonica dirigendo la Sesta e la Settima Sinfonia di Beethoven. Il ricavato della serata di sabato, in Conservatorio, sarà devoluto all’Associazione Figli della Shoah APS, di cui è presidente onoraria la Senatrice Liliana Segre.
La tripletta scaligera si completa con il recital del 31 gennaio del pianista russo Daniil Trifonov, tra i pochi artisti della sua generazione – ha 33 anni – dalle dita agili, tecnica impeccabile e interpretazione coinvolgente ma anche capace di scuotere i sensi. Una generazione (Z e Millennial) dove l’asticella della media si è alzata di molto, ma sono poche le punte di diamante, per intenderci i Kilyan Mbappé, Erling Haaland, Mikaela Shiffrin o Matteo Berrettini della musica classica. Trifonov batte tutti, unico – anche in termini di genuinità – lo vedi sbucare da dietro le quinte con la stessa rapidità del ragazzino che fu, fa inchini frettolosi e va dritto al pianoforte, vi si tuffa e inizia a forgiare i suoni, uno a uno, come i nostri migliori artigiani tricolore. Il suo pianismo è capace di potenza e di pianissimi sussurrati, di suoni spigolosi ma anche di burro. E così spalanca le porte dei vari mondi compositivi e noi dietro a lui si va per pianure, salite e discese, paradisi e inferni musicali. Si dà completamente. Mercoledì apre il programma con il Settecento di Rameau, attraverso Mozart arriva a Mendelssohn chiudendo con l’op. 106 di Beethoven.