L’Ue annaspa nel Mar Rosso: la missione resta un annuncio

L’Ue annaspa nel Mar Rosso: la missione resta un annuncio

Meglio tardi che mai. A due mesi dall’inizio degli attacchi Houthi che hanno azzerato i traffici commerciali europei nel Mar Rosso i 27 accennano a una reazione. Ieri il Consiglio dei ministri degli Esteri riunito a Bruxelles ha dato il suo assenso politico ad Aspides la missione navale europea chiamata a garantire uno scudo (Aspides in greco significa appunto «scudo») difensivo alle rotte del Mar Rosso. «Stiamo proponendo con Francia e Germania una missione che possa garantire la sicurezza del traffico marittimo. Non facciamo la guerra a nessuno, ma difendere le nostre navi è un dovere» spiega il ministro degli esteri Antonio Tajani.

Posizione condivisa dalla premier Giorgia Meloni che sottolinea come «accettare la minaccia degli Houthi» equivalga a rischiare un «aumento dei prezzi spropositato». La linea meramente difensiva di Aspides è confermata dal documento con cui Italia, Francia e Germania sollecitano l’intervento. «L’operazione – si spiega- sarà in linea con la Convenzione Onu sui diritti del mare e sarà difensiva».

Ma dietro la sveglia impartita da Roma, Parigi e Berlino si muove un’Europa divisa e confusa. Un’Europa in cui non si capisce il ruolo della Spagna che ieri ha confermato per bocca del ministro degli esteri Josè Manuel Albares l’intenzione di non partecipare. Posizione poco incoraggiante visto che spetta all’Alto Rappresentante perla Politica Estera Josep Borrell, ovvero un socialista espressione del governo di Madrid, la guida di quel Servizio per l’Azione Esterna chiamato a rendere operativa Aspides. Ma tra gli incerti non c’è solo Madrid. Anche l’Irlanda e altri sembrano orientati a un appoggio solo formale. Per non parlare della contraddizione dell’Olanda allineatasi inizialmente con l’operazione Prosperity Guardian a guida americana.

In tutto questo anche i tempi restano desolatamente lunghi. Per diventare pienamente operativa la missione dovrà attendere il Consiglio Esteri convocato a Bruxelles per il prossimo 19 febbraio. Se tutto andrà bene, insomma, il primo segnale di un’effettiva reazione europea arriverà a tre mesi dai primi attacchi. Ma altre incognite riguardano la consistenza di Aspides. A oggi si parla di non più di tre unità navali messe a disposizione dalla triplice italo-franco-tedesca che ha chiamato all’azione i 27. Alle tre navi potrebbe aggiungersi qualche aereo da ricognizione o dei droni forniti dal nostro paese. L’Italia si ritroverebbe così a far la parte del leone. La nostra Marina Militare – già presente nel Mar Rosso con la fregata Federico Martinengo, inserita nell’operazione anti-pirateria Atalanta dopo il rientro della Virginio Fasan – è pronta infatti a mandare un’altra unità dedicata esclusivamente all’attività di Aspides.

L’attivismo del nostro Paese non basterà comunque a colmare le lacune di uno scudo che nelle intenzioni europee dovrebbe estendersi dallo stretto di Bab-el-Mandeb, all’imbocco del Mar Rosso, fino allo stretto di Hormuz all’entrata del Golfo Persico. La decisione in teoria è tutt’altro che insensata. Per ora gli attacchi degli Houthi sono concentrati esclusivamente sulla rotta per Suez, ma nulla ci garantisce che da qui a qualche mese l’Iran, vero mandante delle mosse dei miliziani yemeniti, non tenti – come già in passato – di bloccare il passaggio di Hormuz. Ma tra la teoria e la realtà ci sono oltre 2.300 chilometri di mare. Un’estensione impossibile da coprire soltanto con tre navi e qualche drone.

Il particolare non indifferente rivela le divisioni e i consueti egoismi della piccola Europa. Per coinvolgere la Francia si è dovuta offrire a Parigi l’opportunità di rivalutare Agenor una missione a difesa della navigazione nello stretto Hormuz pretesa da Parigi nel 2020, ma rimasta fin qui un’inutile scatola vuota. Piccoli egoismi e meschine rivalità che difficilmente garantiranno grandi risultati.

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