Il sogno dell’estrema destra tedesca. “Berlino via dall’Ue, modello Brexit”

Il sogno dell'estrema destra tedesca. "Berlino via dall'Ue, modello Brexit"

Vede e rilancia Alternativa per la Germania (Afd), preparando l’assalto all’Europa con la Dexit, l’uscita del Paese dall’Ue. Il partito nazionalconservatore non si è fatto impressionare dalle centinaia di migliaia di dimostranti che, tra il 20 e il 21 gennaio, hanno invaso le città tedesche per manifestare contro l’estrema destra, con l’approvazione sia del presidente della Repubblica, Frank-Walter Steinmeier, sia del cancelliere Olaf Scholz. Seconda forza di opposizione al Bundestag dopo i popolari di Unione cristiano-democratica (Cdu) e Unione cristiano-sociale (Csu), Afd è ripartita alla carica con Alice Weidel, copresidente del partito insieme a Tino Chrupalla. La leader dei nazionalconservatori è tornata a sventolare il vessillo della Dexit.

È l’incubo degli europeisti: l’Ue priva di un membro fondatore e della sua prima potenza, un mercato come quello tedesco protetto da barriere tariffarie. Nel centro del continente, si aprirebbe un vuoto con Berlino che rivitalizzerebbe il legame ancestrale della Germania con l’Oriente, rinsaldando i rapporti con la Russia e la Cina. La Dexit è un vecchio cavallo di battaglia di Afd, che torna a montarvi in sella in vista delle Europee di giugno. È significavo come Weidel abbia rievocato il progetto in un’intervista al quotidiano Financial Times, in cui ha elogiato la Brexit come «maledettamente giusta», una «decisione sovrana» che rappresenta «un modello per la Germania». Da brava tedesca, Weidel ha un piano: si parte con l’ingresso di Afd nel governo federale, che non avverrà prima del 2029, ma poi sarà «inevitabile». I popolari si troveranno, infatti, costretti ad abbattere la muraglia che hanno eretto contro ogni collaborazione con i nazionalconservatori. Arrivata al potere, Afd promuoverà una «rifondazione» dell’Ue per eliminarne il «deficit democratico», tra l’altro limitando i poteri della Commissione europea che è «un esecutivo non eletto». Weidel ha quindi avvertito che, «se tale riforma non fosse possibile, se non riuscissimo a ricostruire la sovranità degli Stati membri dell’Ue, dovremmo far decidere il popolo, proprio come ha fatto il Regno Unito». Afd indirebbe allora in Germania «un referendum sulla Dexit».

L’Eurobarometro di dicembre scorso segnala che il 48% dei tedeschi ha fiducia nell’Ue, valore che sale al 53% nei Länder occidentali e scende al 30% in quelli orientali, principale bacino di consensi Afd. In un sondaggio Infratest dimap di giugno scorso, a un anno alle Europee, era il 14% dei tedeschi a dirsi a favore dell’abbandono dell’Ue da parte della Germania. Il 23% riteneva invece che l’adesione all’Europa comporti più svantaggi che vantaggi, mentre il 41% vedeva in equilibrio conseguenze positive e negative. È tra questi indecisi che Afd potrebbe pescare, già forte dei sondaggi che la danno al 22% su scala nazionale e in testa tra il 33-36% in Brandeburgo, Sassonia e Turingia dove a settembre si voterà per il rinnovo dei parlamenti dei tre Stati orientali. L’ipotesi Dexit appare ancora molto lontana, ma grande è la confusione sotto il cielo della Germania.

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